Futsal is my life: i costi per le società dal 2016 al 2020
Di parole se sono dette tantissime.
Qualcosa pure si è scritto. E si scriverà ancora. L’abbiamo fatto noi. L’han fatto altri.
Tutto più o meno giusto. Tutto più o meno opinabile.
Ma c’è qualcosa su cui non si può discutere: i numeri.
E la loro inconfutabile verità.
Iniziamo allora questa nostra prima inchiesta fatta di analisi numeriche.
Partendo da quanto sia costato ad un società appartenente alla Divisione Nazionale partecipare ai suoi campionati in termini puramente di costi federali.
Si è preso in esame il quadriennio 2016-2020.
Quello che parte con l’ultima stagione 2016-17 del presidente Fabrizio Tonelli e dalla vecchia governance, per arrivare alla 2019-20 presieduta da Andrea Montemurro, eletto il 19 dicembre 2016.
Allacciatevi le cinture e buon viaggio.
L’analisi numerica
Il primo dato di cui tenere conto è senza dubbio il numero delle squadre iscritte.
Non ci interesserà ora soffermarci sulla valutazione di questa crescita.
Andrea Montemurro si definisce l’uomo che ha migliorato il record di squadre iscritte al nazionale. Assolutamente vero.
Nella prossima puntata cercheremo di capire il “come” abbia fatto. Al termine di questa potreste già capire il “perché”.
Per ora ci limitiamo solo a proporvi i dati numerici.
Basterà comunque una rapida occhiata per capire come la tanto reclamizzata “crescita esponenziale” del futsal sia una fantasia dei più fervidi
ultras montemurriani.
Nell’ultimo anno della gestione Tonelli le squadre ad iscriversi sono state dunque 191.
Nell’ultima sotto la presidenza Montemurro 211. Ben 20 squadre in più, per una crescita di poco più del 10%.
Se i due campionati di vertice (A maschile e femminile) sono ovviamente rimasti più o meno stabili col loro girone unico (il femminile dal 2017-18), così come la serie B, a crescere sono state le due A2 in virtù dell’aumento dei gironi (da 2 a 3 per la maschile dal 2018-19, da 3 a 4 nel 2017-18 per la femminile).
In calo le società del regionale ad iscriversi al campionato under 19 maschile, subentrato a quello under 21 dal 2017-18 nella sua obbligatorietà per le società nazionali di A, A2 e B.
L’analisi delle quote d’iscrizione
Passiamo ora ad analizzare quanto abbia versato negli anni una categoria nelle casse della Divisione Nazionale.
Col termine “quote d’iscrizione” abbiamo assommato le varie voci richieste: la tassa associativa, i diritti di iscrizione, l’assicurazione dei tesserati e l’acconto spese.
Parte dei diritti di iscrizione (25%) finiscono nelle casse della Lega Nazionale Dilettanti.
Il dato clamoroso che salta subito all’occhio è la crescita in ogni settore. Una crescita inesorabile, scientifica, costante e continua.
Dal 2016-17 al 2019-20 il totale degli aumenti è di 795.200 euro, pari al 53,4%.
La percentuale del 53,4% è ovviamente decisamente superiore a quella del 10% registrata per la crescita numerica delle società.
La seria A maschile ha registrato un aumento del 92%, complice anche il record di presenze (16) di quest’anno.
Il budget che metta a disposizione la serie A2 maschile è cresciuto addirittura del 96%.
L’aumento in serie B è del 27% ed è stato il più contenuto. Peraltro in questo settore c’è l’unico calo d’incassi tra una stagione e l’altra. Lo si registra dal 2018-19 alla stagione odierna e si deve alla perdita di squadre (5) non supportata, come vedremo, dall’aumento dei costi d’iscrizione.
Sul 46% si registra l’aumento d’incassi dalla serie A femminile.
In serie A2 femminile l’aumento tra quanto la Divisione incassava nel 2016 e quanto ha incassato nel 2020 è del 71%.
L’unico settore inalterato, che non prenderemo in considerazione nell’analisi delle singole categorie, è l’under 19/21. Il calo delle iscrizioni numeriche, da 47 a 22, è stato bilanciato dall’aumento della quota d’iscrizione avvenuto in questa stagione.
L’analisi dei costi totali
Quanto una società spenda per i costi federali non si esaurisce nel conteggio delle quote d’iscrizione.
A fine stagione nei conti correnti dei club ci sono ulteriori voci di addebito, spesso sfuggenti agli occhi poco attenti dei dirigenti.
C’è l’addebito per spese relative ai comunicati ufficiali suddivise per categorie, semplificato con la voce Add.CU.
C’è l’addebito per spese organizzative dovute al collaudo campi, alla sicurezza degli impianti, a spese telefoniche e postali, alle gestione del Ced, a recuperi vari. Questa tipologia di addebiti è sintetizzata col la voce Add.ORG.
Un’altra voce di addebito è quella dei commissari di campo, semplificata con l’abbreviazione ADD.CdC.
Tutte queste tre tipologie di voci sono suddivise con la stessa cifra per categoria, indipendentemente da quanta spesa contribuisca a creare una squadra e da quante volte sia visitata dai commissari di campo.
La voce di addebito, indicata come recupero attività, è comparsa negli estratti conto solo per società di alcune categorie e solo in una determinata stagione. La indichiamo col termine REC.ATT.
Capitolo decisamente a parte meritano le multe. Le abbiamo indicate in giallo perché i dati non sono ufficiali. E perché sono meritevoli di una spiegazione più articolata, messa anche in relazione ai dati sui commissari di campo.
Logicamente le multe variano da società e società in base alle infrazioni commesse.
L’epoca montemurriana sarà ricordata, oltre per l’intransigenza e l’inasprimento nel far rispettare quelle classiche (intemperanze varie, mancanza di assistenza medica, mancanza di settore giovanile, tardiva comunicazione di cambio sede e/o data/orario di gioco) per l’ideazione di una nuova variopinta gamma di multe (mancata messa in onda dell’inno ufficiale, mancata presenza di frutta negli spogliatoi, mancata consegna del pallone unico nel riscaldamento, mancanza di giacca e cravatta dei tecnici nelle gare televisive, mancanza del numero minimo di calciatori in distinta).
Ovviamente i dati del 2019-20 non sono in nostro possesso perché non stati ancora effettuati gli addebiti alle società.
Ancora una volta salta all’occhio come ogni settore sia improntato alla crescita.
Dal 2016-17 al 2018-19 i costi totali per le società sono aumentati di 690.284 euro per una percentuale del 35% in sole 3 stagioni.
Ed è facile intuire cosa sarebbe accaduto anche quest’anno senza l’arrivo del Covid-19, visto già il forte rincaro nel settore delle iscrizioni.
La sommatoria degli addebiti per le spese del comunicato ufficiale e organizzative registra un calo solo nel 2018-19, calo ben suffragato dalla crescita degli addebiti per i commissari di campo e del recupero attività nella medesima stagione.
Dal 2017-18 al 2019-20 l’addebito CdC è aumento infatti del 91%.
Per molti, ma qui andiamo sul campo delle ipotesi, l’aumento della presenza dei commissari di campi (e quindi delle loro spese) nelle sedi di gioco è collegato all’aumento delle multe.
Capitolo dunque a parte per le sanzioni.
Nel 2015-16, ultima stagione sportiva sotto l’egida di Fabrizio Tonelli, la sommatoria delle multe è stata di 195.000 euro, oltre 100.000 in meno di quel che si è raccolto la stagione seguente.
Nel primo anno della presidenza Montemurro, insediatosi nel dicembre 2016 e operativo il mese successivo, l’aumento delle multe è stato dovuto alla ferrea applicazione della mancanza di settore giovanile di base presente in tanti club.
Tolta a furor di popolo questa tipologia di sanzione nel 2018-19, rimasta solo per chi non partecipa al campionato under 19, il totale delle somme raccolte dalle sanzioni è comunque aumentato, arrivando alla cifra record di 330.000 euro, ben il 69% in più di quanto raccolto dalla vecchia governance.
La correlazione tra l’aumento dei commissari di campo e le multe appare quindi evidente.
Singolare la presenza di un addebito per recupero attività visto nel 2018-19, un vero e proprio recupero forzoso dalle casse di 158 club, la base più "povera" del movimento.
Tale ulteriore addebito, presentato senza nessuna spiegazione e motivo di una lettera di protesta di 33 società di serie A2 femminile, è stato fatto pagare, come vedremo, solamente alla serie B maschile (56%), alla serie A femminile (14%) e alla serie A2 femminile (30%).
L’analisi delle singole categorie
Ora passiamo al setaccio categoria per categoria.
Monitorando quote d’iscrizione, addebiti per il comunicato ufficiale e per le spese organizzative, spese per i commissari di campo e le fidejussioni.
Per tutte queste categorie il refrain sarà lo stesso: spese di Add.Cu e Add.Org in crescita nelle prime due stagioni, poi calo nella terza, dove ci sarà la forte crescita di quelle per i CdC e, per qualcuno, la sgradita sorpresa della tassa per recupero attività.
Manca lo studio delle multe per categoria.
Basterà dire che nel 2015-16 le 191 società pagarono in media 1020 euro di multa.
Nel 2018-19 le 206 circa 1600 euro di media.
Quindi indicativamente è questa l'ulteriore cifra che spende un club del Nazionale per le multe, da assommare al totale.
La quota d’iscrizione della serie A maschile è cresciuta del 44% dal 2016 al 2020. Immutata la quota della fidejussione.
Oltre ad avere invariata la quota della fidejussione, l’aumento percentuale più esiguo l’ha subito la serie A2 maschile (19%). Evidente come questa categoria sia stata tutelata, nello scopo (peraltro raggiunto) di avere i quadri dei gironi pieni.
Raddoppio della fidejussione e crescita delle quote d’iscrizione per la serie B del 35%. Inoltre il regalino di 500 euro di recupero attività la scorsa stagione. Non un trattamento propriamente di comodo per la categoria che rappresenta quasi la metà del movimento nazionale.
Unitamente al raddoppio della quota fidejussionaria, con l'aumento del 77% delle quote iscrittive, la serie A femminile è quella che ha subito i rincari percentuali maggiori. Il recupero attività di 700 euro, la cifra più alta presa per categoria, conferma questo trend.
Costantemente alla prese con dei rincari è stata anche la serie A2 femminile, in forma certamente minore rispetto alla sorella maggiore. Il lieve aumento della quota fidejussionaria, si accompagna al 32% di crescita della quota d'iscrizione dal 2016 al 2020. L'omaggio di 450 euro di recupero attività fa trasparire come questa categoria sia trattata allo stesso modo dell'altro settore base del nostro movimento, la serie B maschile.
In conclusione
A fronte di un esiguo aumento di squadre, dal suo insediamento la governance targata Montemurro ha prelevato una fiumana di denaro sempre maggiore dalle casse delle proprie società.
Aumento delle tasse d’iscrizione, aumento degli addebiti, aumento delle multe, sono i tanti aspetti che abbiamo analizzato e studiato.
Ora c’è da chiedersi il perché di questa operazione studiata e calcolata in modo scientifico.
Una prima risposta prova ad offrircela proprio Andrea Montemurro.
Il suo blog, concetto ripetuto in tante filippiche oratorie, afferma che lo stesso Montemurro “ha provveduto a risanare portando in positivo un bilancio deficitario delle precedenti gestioni”.
Dunque questa continua vessazione nei confronti delle società sarebbe servita a colmare dei gap precedenti.
Non avendo mai sentito le smentite ufficiali dell’ex presidente Fabrizio Tonelli qualcuno ci avrebbe potuto anche credere.
Se non fosse che ancora una volta a risponderci è indirettamente sempre e solo lui, l’ineffabile Andrea Montemurro.
L’attuale Presidente della Divisione, poco dopo la sua elezione, aveva denunciato alla Procura Generale dello Sport la precedente governance di irregolarità amministrative-contabili con riferimenti ai bilanci delle stagioni sportive 2014/15, 2015/16 e 2016/17.
Dunque Montemurro aveva voluto vederci chiaro sulla precedente gestione economica.
Pubblichiamo qui sotto la risposta arrivata nel settembre 2017 dopo mesi di accurate indagini.
Dunque nessun buco e nessuna irregolarità nelle gestioni precedenti.
Ma anche nessuna risposta ai nostri interrogativi.
Ci sono venute in aiuto la scorsa estate 33 società di serie A2 femminile.
Con una lettera congiunta chiesero spiegazioni sul rincaro della quota dei commissari di campo e sull’addebito del recupero attività.
Ottennero una risposta precisa dai vertici della Divisione. Si disse che i commissari di campo servono per garantire la sicurezza e gli addebiti aggiuntivi per offrire la tanto desiderata visibilità.
Qualcuno allora per poco non svenne.
Le società di A2 femminile, diversamente abituate a problemi di sicurezza e alla ribalta dei mass media, anon capirono.
Ma quella risposta può offrirci ora una nuova chiave di lettura.
Questo fiume di soldi, entrato nelle casse della Divisione dalle società, è servito solo per la visibilità?
Ma quanto è costata questa benedetta visibilità?
E se a pagarla sono stati i club, dove sono gli sponsor che Montemurro si è sempre vantato di aver portato alla Divisione?
E se la visibilità se la sono pagata da soli i club, ne hanno almeno tratto beneficio in termini di ritorno di pubblico e/o di partnership economici?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Il Trasformista
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Commenti
Società ma sopratutto per la crescita sana di questo sport, oggi più che mai bisognerebbe ripartire da zero, come mai fatto prima, pensando al bene comune e ai sani valori che lo sport dovrebbe insegnare.
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