Serie C1: Estasi Ankon, salve Fano e Boca

 

ESTASI ANKON, SALVE FANO E BOCA

La gioia dell'Ankon dopo la vittoria play off

Occhialoni, baffetto, capello arruffato e giacca da gran gala. Ci sta benissimo la colonna sonora datata 1981 per raccontare l'epilogo della finale play-off 2017. Sessanta minuti che hanno chiuso il capitolo regionale premiando chi ha saputo esibire maggior grinta e costanza.

Eduardo De Crescenzo non fa tendenza. Non viene sparato dalle casse delle affollatissime discoteche. Non è tatuato, piuttosto stimola la riflessione e l'introspezione. I suoi testi sono delle odi e se gli cambi una lettera, una sola consonante, scopri che il ritornello torna strettamente d'attualità. “...Ancona, ...Ancona, ...Ancona, perché io da quella sera non ho fatto più l'amore senza te”. Già, quella sera.

Da Venerdì 31 Marzo a Venerdì 21 Aprile sono passate tre settimane. Lunghe. Astinenza snervante per l'Ankon Nova Marmi e per il PalaCus, che il suo fiume di passione aveva bisogno di sfogarlo per celebrare un traguardo inseguito con ferocia. “E' notte alta e sono sveglio, sei sempre tu il mio chiodo fisso”. Tu. Appunto, lui. Il Futsal Askl. Ostacolo da superare per volteggiare sul trampolino e catapultarsi verso il palcoscenico nazionale sognando la B.

 

I leoni dorici hanno portato a termine la loro missione cavalcando 240 secondi di pura estasi. Tra il 44' e il 48' a piazzare il break letale è stato Francesco Ciavattini, numero tre di nome e di fatto. La cifra perfetta, impressa su maglietta e pantaloncini, è stata stampata pure sul tabellino dei marcatori. Tripletta tutta d'un fiato quella realizzata dal missile di Chiaravalle, mattatore del match nel momento cruciale quando la corazzata di Bartolomei stava resistendo nonostante le defezioni di Paolini (infortunato) e Felicetti (squalificato). Caricarsi i passeggeri sulle spalle per raggiungere la terra promessa: l'ex laterale di Osimo Five e Tenax Castelfidardo ha mascherato con la sua ispirazione l'uscita dal campo di Bilò, frenato da una noia muscolare e costretto ad incoraggiare i compagni dalla panchina per tutta la seconda frazione. Le altre firme del palpitante 4-2 appartengono a Guido Campofredano, Alessandro Benigni e Valerio Procaccioli, questi ultimi trentasette anni due alla faccia della beata innocenza. Nell'emergenza più totale, il miracolo piceno (sfiorato) ha gettato le fondamenta per un roseo futuro ricco di giovani e impreziosito da un serbatoio juniores di valore assoluto. L'Askl può dormire sonni tranquilli. A notte alta, invece, a rimanere sveglio è stato l'Ankon accarezzato dalle mani del PalaCus. Impegnate ad applaudire una squadra che continua ad avere un chiodo fisso mentre canta a squarciagola un ritornello che non passa mai.

 

La vita è piena di contrapposizioni e lo sport non poteva sfuggire alla regola. Raggiungere il meglio, evitare il peggio. Provare a salire, rifiutarsi di scendere. Mentre nel capoluogo dieci guerrieri con la corazza biancorossa si coprivano di gloria, Fano e Bocastrum si scrollavano di dosso un fastidioso velo di polvere. Capo chino e segnale di resa per Csi Stella e Real Fabriano, condannate alla retrocessione a coronamento di un'annata accompagnata da cattivi auspici, piena zeppa di oscillazioni e inevitabilmente segnata da un'ingente dose di sfortuna. Hanno lottato contro tutto e tutti, sia i beniamini di Monsampolo che i Pagliacci rossoblu. Il verdetto infame va accettato, consapevoli che nello spareggio secco il fattore campo possiede un peso specifico non indifferente. E si è visto.

può esplodere l'euforia di Nespola e compagni: il Fano è salvo

Gli eroi granata sono una specie di hashtag. Si pronunciano senza l'inserimento di virgole. Superflue le pause. Solazzi-Pedinelli-Marino sono la sequenza tanto cara a mister Marco Anselmi, confuso e felice dopo un 3-2 che lo ha reso esausto e privo di ogni energia. La prima avventura da capo-condottiero dopo la classica gavetta nelle categorie giovanili ha visto scorrere titoli di coda colorati, vivaci, belli. L'allenatore ha definito i suoi ragazzi un gruppo “unstoppable”, unito e più forte delle avversità. Capace di compattarsi, trattenere i mugugni e posizionare gli interessi del collettivo al di sopra delle ambizioni individuali. Ricetta very good. La chiave del successo è stata il ritmo. Il pressing. La volontà di schiacciare Fusco e soci nei loro venti metri soffocando ogni tentativo di replica. Copione rispettato alla perfezione, con qualche brivido affiorato soltanto in extremis quando, stanchi e sulle ginocchia, i padroni di casa hanno sofferto il portiere di movimento sguinzagliato da Croci. Inutili gli squilli di Cancrini e Castelli.

canta e balla la Boca: a Castorano nel 2017-2018 sarà ancora C1

Giovanotti? Miniera d'oro inestimabile. Formulate la domanda dalle parti di Castorano e vi risponderanno con il sorriso. La bocca dei fedelissimi è riempita da un cognome corto e provvidenziale: Stipa. Il signorino Alessio che circondato dai senatori si è inserito in punta di piedi e ne ha segnati trenta (mica uno) fra Regular Season e play-out. Trenta e lode. Voto certificato dalla commissione che, canaglia, ha prolungato l'interrogazione con un paio di quesiti... supplementari. La “Bombonera” però non è caduta nel trabocchetto. Ha manifestato il suo tifo in modo incessante ed è esplosa quando prima Massa e poi il pupillo ventunenne hanno estratto dal cilindro i conigli vincenti. 4-2. Con buona pace di Ciculi e Bartolini, mortificati per aver alimentato l'illusione sulla sponda opposta.

Giovanotti per ballare, agili e scattanti, sulle note di Jovanotti: “Salvami, salvati, salvaci, salviamoci”. Mai inno fu più azzeccato. Sì perché, in fondo, la C1 somiglia a un album dove si susseguono tracce originali. Niente plagi. Al massimo cover. All'insegna di musica e magia.

 

 

 

Marco Cognigni

Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.