Serie A2/A: Analisi 10° giornata

Categoria A


PESAROFANO, IL MAL DI TRASFERTA PIEMONTESE NON CANCELLA LE FINALS

Quando le buone notizie arrivano dagli altri campi, non è una cosa poi così piacevole. Se ne sta rendendo conto un PesaroFano che deve cominciare a riflettere su un mal di trasferta cronico (due punti nelle ultime cinque uscite lontani dal PalaFiera).

Un fattore che ha determinato un inesorabile allontanamento dalle primissime posizioni della truppa di Osimani, che ha salvato il quarto posto solo perché dietro si marcia a ritmo di lumaca.

Ma partiamo con l’analizzare la sconfitta in casa del Carmagnola, squadra che i numeri dicevano non essere irresistibile, visto che aveva perso quattro delle cinque partite giocate tra le mura amiche; eppure la compagine guidata dal player manager Lino Gomes è degna di stima per un’organizzazione di gioco molto importante, a cui, nel caso della partita contro il PesaroFano, va aggiunto il recupero, dopo un infortunio, di Turelo, una delle pedine più importanti dello scacchiere piemontese, oltre all’esordio di un giocatore come Egea che, in questo girone, ha sempre detto la sua.

E i marchigiani sono caduti proprio sotto i colpi di Turelo, autore della doppietta che ha aperto e chiuso l’incontro. A nulla è valsa la zampata di capitan Tonidandel, che faceva chiudere il primo tempo sull’1-1, perché, nella ripresa, con i padroni di casa di nuovo avanti, Jelavic e gli altri si sono trovati di fronte un autentico muro, fatto di intensità difensiva davanti all’attento portiere Mastrogiacomo.

Il match finisce 3-1, a confermare che i numeri difficilmente mentono e, se Carmagnola è la terza miglior difesa del campionato, ci sarà un motivo.

 

Dagli altri campi.

Rimanendo ai numeri basta il quattro su quattro in casa al PesaroFano, per poter difendere a primavera la coccarda della Coppa Italia: nessun miracolo della Maran Nursia in casa della capolista Imola (6-5 per gli emiliani), nonostante le cronache ci dipingano un match più equilibrato di quanto ci si aspettasse. E attenzione alla squadra di Pedrini perché, se il bomber di inizio stagione Marcio Borges ha le polveri bagnate, riescono ad andare in gol anche i meno attesi come Castagna e Barbieri; indizio che potrebbe essere l’anno del colpaccio di una compagine molto forte e organizzata, ma non in pole position.

Imola deve, però, fare attenzione alle spalle: due roboanti risultati hanno contraddistinto, infatti, il sabato di chi insegue. E se, nel giorno dell’esordio di Siviero con la maglia dei trevigiani, il 7-2 del Came Dosson sul Chiuppano ci poteva stare, meno preventivabile era il 9-3 con cui Milano (nonostante un incidente abbia rallentato l’avvicinamento autostradale dei meneghini) è andata ad espugnare il campo di una Menegatti Metalli in crisi nerissima, aggravata da una settimana in cui il giudice sportivo ha picchiato durissimo, infliggendo una lunga squalifica al vice-presidente vicentino). Da segnalare le quattro reti di Peruzzi, che lo catapultano al secondo posto in classifica cannonieri, e l’inutile doppietta di Nico Sgolastra.

Alle spalle del PesaroFano piomba il Prato, che spazza via l’Aosta (sei sconfitte consecutive, l’ultimo punto messo in cascina è stato, ahimé, il pari imposto al PesaroFano). E attenzione al girone di ritorno dei toscani perché, se tanto mi dà tanto, nel 7-1 inflitto ai valdostani, c’è lo zampino pesantissimo del mercato (tripletta di Lucas e gol di Fusari) e di un giocatore che ha giocato a singhiozzo sinora (doppietta per Tiago Daga).

Ha chiuso la giornata il posticipo domenicale in terra sarda: nonostante l’assenza per squalifica del bomber Amoroso l’Arzignano, conferma l'ottimo momento, lasciando  strada al Cagliari 4-3, con un gol nel finale a seguito di un'espulsione.

 

Ora una settimana di pausa per le qualificazioni ai campionati mondiali della nazionale azzurra. E poi ultima di andata (prima delle vacanze di fine anno); il big match sarà sicuramente quello del PalaFiera, dove PesaroFano ospiterà il Came Dosson: obiettivo accorciare la classifica verso l’alto.

 

 

Pa.To

Paolo Augusto Menconi