Mariano Pierbattista, fra presente e futuro: "Una vita al Real Monturano, abbiamo vinto tanto, ma ora siamo fieri della nostra realtà."
“Solo gli imbecilli non cambiano idea.” Anni fa Indro Montanelli coniava la storica espressione che per molti sarebbe diventata la più disonorevole delle giustificazioni o la più scontata delle battute in caso di errore di valutazione, in caso di voglia o bisogno di fare un passo indietro. Come nel lavoro, anche nella vita, e quindi anche nello sport. Questo è ciò che ho pensato quando ho deciso di andare a conoscere e quindi poi svelare cosa è diventata oggi una delle realtà che negli anni scorsi si è imposta tra le più importanti ed imponenti del futsal regionale: il Real Monturano. Dalla D alla B con sacrificio e vittorie, poi dalla B alla D in un batter d’occhio.
Di questi tempi la considerazione potrebbe essere scontata, e sfido chiunque di voi a non averla fatta, anche e soprattutto alla luce di altre vergognose scomparse di squadre (per così dire) di alto borgo. Nelle mie solite indagini preliminari ho sondato il terreno per saperne di più su questo introverso e misterioso club, noto al sottoscritto solo per i fasti e per gli splendidi risultati ottenuti sul campo. Ed ho dovuto cambiare idea. Alzando, per fortuna, l’asticella della mia autostima. E dovreste farlo anche voi. Già, perché la banale considerazione che tutti voi avrete fatto non c’entra niente con il nuovo destino del sodalizio dell’ex presidentissimo Don Michetti. O almeno così sembra. Questo non significa certo che una società di questo calibro e con i suoi trascorsi non possa aver commesso errori o lasciato qualche rancore qua e la, ma di certo la scelta di ripartire dalla serie D dipingendo un quadro tutto nuovo del futsal monturanese parte da un concetto semplice e da un obiettivo preciso. Sicuramente non dalla scarsa affidabilità dei personaggi che hanno scritto quelle splendide pagine di storia del calcio a 5. Scopriamo insieme il perché attraverso le parole di uno dei pilastri del team dei cagnacci biancazzurri: Mariano Pierbattista.
Benvenuto mister, è un piacere sentirti: una vita nel mondo del futsal, ma chi è in verità Mariano Pierbattista? “Pierbattista Mariano è uno dei tanti che dopo un periodo nel calcio a 11 si è appassionato al futsal, chiamato da Andrea Michetti per fare parte del Real Monturano prima come giocatore poi come dirigente ed ora come dirigente allenatore.”
Breve riassunto della tua storia futsalistica. “All’età di 32 anni sono arrivato al Real, nell’anno 2000/2001, in serie D. Ho vinto il campionato di serie D l’anno seguente e dopo tre stagioni disputate in serie C2, nel 2006, sono passato dietro la scrivania da dirigente, ed ora questa è la seconda stagione da allenatore.”
Sempre e solo Real Monturano, quindi. “Si, certo. Sempre e solo Real Monturano.”
Se non sbaglio sei uno dei tanti ‘Pierbattista’ presenti e protagonisti in società: insomma, un’impresa a carattere familiare la vostra! “Sì, la società del Real è composta sostanzialmente da due famiglie: i due fratelli Michetti e i tre fratelli Pierbattista.”
Parliamo della trasformazione della tua società, una scelta difficile. Cosa ha portato a farvi decidere di ripartire dalla serie D puntando sui giovani? “La trasformazione della nostra società è stata difficilissima, come tante società siamo stati costretti a ridimensionarci e ripartire dalla serie D per la situazione economica che c’è nella nostra zona e nel nostro paese. Ma, come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere, ed ora abbiamo una bellissima realtà di ragazzi giovani con un’età media di circa 20 anni. Una realtà bellissima che ci ha ridato un grandissimo entusiasmo.” Ok, allora adesso, vista la tua esperienza, facciamo un gioco: ti va? “Proviamo…”
Proviamo a fare una sorta di intervista doppia: una al dirigente del Real Monturano ai tempi della famosa e storica scalata, ed una all’attuale mister della squadra rifondata. Obiettivo stagionale? “Un tempo l’obiettivo stagionale è sempre stato quello di fare il massimo. E devo dire, senza presunzione, che la società ogni volta che si è posta l’obiettivo di vincere il campionato poi l’ha sempre vinto. Ora, beh ora l’obiettivo è uno solo: crescere, o meglio, far crescere questi ragazzi, fare insieme qualcosa di bello e memorabile, magari togliendoci anche qualche soddisfazione.”
Il rapporto tra il mister e i giocatori: cosa va e cosa non va? “Io nella società ero il cosiddetto team manager: dovevo fare in modo di non far mancare nulla sia al mister che ai giocatori, il rapporto con i vari mister e giocatori che si sono alternati nella nostra squadra sono stati sempre rapporti nel rispetto delle parti. Devo dire di aver avuto la fortuna di aver incontrato personaggi che, prima di essere degli ottimi atleti, erano veramente persone eccezionali. Adesso le cose da allenatore sono molto diverse, mentre prima ero all’esterno della squadra, ora sono all’interno, nel senso che c’è un rapporto più diretto con i giocatori. Bisogna gestire i problemi dei giocatori in campo e anche quelli fuori dal campo, far capire uno schema, spiegare quello che è andato bene oppure male dopo una partita, oppure il giovedì fare le convocazioni e mandare alcuni ragazzi in tribuna. Questa ad esempio è una cosa che a me personalmente pesa tantissimo. Penso che fare l’allenatore sia il ruolo più difficile in una società, perché oltre che allenare ci si prende tutte le responsabilità dell’andamento della squadra. Poi l’allenatore è colui che filtra i problemi tra giocatori e dirigenza. Proprio l’altro giorno un mio giocatore, con cui ho giocato anni addietro, è tornato a giocare con noi e mi ha detto: ‘ma chi te lo ha fatto fare?’. “
Ed il rapporto col presidente? Dai dicci chi è il famigerato presidente Michetti? “Il famigerato Michetti è quella persona che tutti conosciamo. Direi vulcanico, è una persona che dice sempre quello che pensa e così facendo tante volte è stato coinvolto in controversie di ogni genere. In verità lui è un tipo genuino e sincero. In questo mondo del calcio a 5 è un vero presidente con la P maiuscola. Potrà aver fatto degli errori come tanti in questo mondo, ma sempre seguendo la grande passione che lui ha per questa squadra e per questo sport. Ora che sono l’allenatore, il rapporto con lui è sempre lo stesso: abbiamo un rapporto particolare perché oltre che essere insieme in questa società, io lavoro nella sua azienda: praticamente sto più con lui che con mia moglie.”
Sei soddisfatto dei risultati ottenuti? “Per quanto riguarda il passato i risultati ottenuti in dieci anni di Real penso che non molte società possano vantarli: fare una scalata dalla serie D alla serie B, senza mai aver chiesto un ripescaggio, mai tramite play off, passando solo e sempre dalla porta principale, sono risultati di cui chiunque andrebbe fiero. Siamo riusciti ad andare a giocare la final eight di Coppa Italia di serie B, tutto questo in un paesino di 8.000 abitanti. Mentre adesso è diverso. I risultati che cerco ora sono differenti da quelli di prima e ora l’unico risultato che voglio è la crescita di questi ragazzi, e devo dire che sono soddisfatto visto che i ragazzi dall’anno scorso a quest’anno sono cresciuti moltissimo. Speriamo di continuare su questa strada.”
Qual è il giocatore su cui riservi il massimo delle tue aspettative? “Le aspettative che avevo per i giocatori di prima erano quelle di tirar fuori il meglio di loro ai fini del mero risultato sul campo, un compito molto difficile ma che penso sia stato svolto con ottimi risultati. Adesso invece ho alcuni elementi su cui nutro molte aspettative. Se continueranno a giocare a questo sport potranno togliersi molte soddisfazioni. Ma non solo uno o due, secondo me tutti quanti potrebbero salire di categoria in futuro.”
Ok, il giochino è finito. Divertito? “Si, un’intervista un po’ diversa. Voglio svelarti una cosa su Andrea Michetti.” Dimmi pure! “Tu sai che il logo della nostra squadra è un cane, precisamente un bulldog. Beh, pensa, lui ce l’ha tatuato sul braccio destro e con questo ho detto tutto!”
Onore al Don! Adesso parliamo del giocatore Mariano Pierbattista. Chi è l’avversario che non vorresti mai più rincontrare e quello che invece aspetti al varco? “Lungo il mio percorso, sia da giocatore che da dirigente ed ora da allenatore, non ho mai avuto grossi problemi con i miei avversari. Certo durante le partite magari qualche attrito o qualche parola di troppo con l’avversario c’è stata, però una volta finita la partita è finito tutto, per questo rincontrerei tutti quelli che ho incontrato senza problemi e non ho nessuno da aspettare al varco, o forse tutti, chissà?”
Una domandina come mister: cosa manca alla tua squadra in questo momento? “In questo momento mancano esperienza, furbizia e anche un po’ di cattiveria agonistica. Purtroppo sono tutte cose che si imparano con il tempo, facendosi le ossa e prendendo anche qualche dura lezione.”
Capitolo nomine federali. Come la pensi tu in merito alla posizione subordinata del nostro sport nei confronti del calcio minore? “Io penso che bisognerebbe fare qualcosa per portare sempre più persone e atleti nel mondo del calcio a 5, altrimenti resteremo sempre nella posizione subordinata nei confronti del calcio minore. Ti faccio un esempio. Prendi l’articolo 118 del NOIF, la cosiddetta variazione di attività, è stata un ottimo viatico, noi quest’anno con l’articolo 118 abbiamo preso quattro ragazzi del 1992 dalla Monturanese Calcio. Ma soprattutto secondo me bisognerebbe fare qualcosa nelle scuole. Oggi nelle scuole si praticano pallavolo, pallacanestro, calcio (ecc.), ma di calcio a 5 se ne parla troppo poco. Credo che bisognerebbe far conoscere di più questo sport nell’ambiente scolastico. La maggior parte dei genitori mandano i loro figli a fare calcio, pallavolo, pallacanestro, ma io non ho mai sentito un genitore dire vorrei mandare mio figlio a calcio a 5. Insomma, bisogna sponsorizzare di più questo sport, bisogna arrivare al punto di far dire a un genitore mio figlio va a calcio a 5. Solo così si può arrivare a livello del calcio – come lo hai chiamato tu -minore.”
L’Italia si è riconfermata medaglia di bronzo ai mondiali di futsal appena conclusi e il nostro portierone Stefano Mammarella è stato di nuovo premiato come miglior portiere. Considerata la scelta della divisione di inserire non più di sette oriundi in rosa, pensi che questa sia la giusta strada per sviluppare il nostro amato sport? “Penso che sia la strada giusta, anche se io diminuirei a quattro gli oriundi. Ma nella nazionale under 21 farei giocare solo giocatori nati in Italia, o comunque cresciuti anagraficamente in Italia. Certo così forse la nostra nazionale sarà meno competitiva, però i nostri giovani potrebbero crescere e trovare spazio nel mondo professionistico del futsal.”
Ok mister siamo ai saluti, chi ringraziamo? “Ringraziamo tutti coloro che mi aiutano a portare avanti questo nuovo progetto, poi un grazie a voi per tutto il gran lavoro che fate per tenerci sempre aggiornati su tutto quello che accade nel mondo del calcio a 5.”
Grazie Mariano, in bocca al lupo! “Crepi. Ciao!”
Rimpiazzista Futsalmarche Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Commenti (3)
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