Il sorriso irrefrenabile di Silvia Nena Giosuè. "Il tricolore è un sogno. Una dedica? A me stessa, alla Vis Concordia e a tutte le Marche."
Aprile 2012. Il Torneo delle Regioni in Basilicata è appena finito per le Marche.
Lazio 3 Marche 0. Eliminazione al primo turno. No way. Avanti le laziali…
Tornando a casa, folgorato sulla via di Damasco, la prima cosa che faccio è iscrivermi a Facebook. La seconda è scrivere a Silvia Giosuè.
L’avevo vista giocare diverse volte. Mi aveva entusiasmato alle Futsal Marche Finals Cup 2012. E le chiedevo perché non avesse potuto partecipare alla spedizione lucana.
Per impegni pregressi, rispose. Non è facile stare fuori di casa per così tanto tempo. Lapalisse.
Ci salutammo, con la promessa che in futuro avrebbe provato a rivestire quella maglia. Quella rosa della nazionale delle Marche. Anche se Silvia, umilissima, chiosò dicendo che con una giocatrice in più o in meno i destini sportivi cambiano poco…
Mercoledì 27 marzo ore 13,15. Spogliatoi del palazzetto di San Nicolò D’Arcidano, provincia di Oristano. Da dieci minuti circa è finita la semifinale del 52° Torneo delle Regioni.
Lazio 2 Marche 5. Laziali a casa…
Dopo aver festeggiato a lungo in campo, il proverbiale sorriso di Silvia Giosuè si attenua e placa. Per fare posto alle lacrime. Una commozione sincera e non arginabile.
In finale ci sono le Battistini’s Angels. La storia è adesso.
Nel momento in cui scriviamo le Marche sono campioni d’Italia. Per la prima volta assoluta nel calcio a 5 femminile.
Siamo dentro il lungo e lento viaggio di ritorno. Il dondolio della nave non ci spaventa. Stavolta no. Anzi culla il rientro delle nostre eroine.
Accanto a me c’è Silvia Giosuè, colonna imprescindibile del quintetto di Francesco Battistini ed Eleonora Baldi.
La stanchezza non fa capolino nei suoi occhi dolci ed il sorriso è quello solito. Splendido e splendente.
Il suo Torneo delle Regioni è stato praticamente perfetto. Anche se con una giocatrice in più o in meno i destini sportivi cambiano poco…
Partiamo subito con una curiosità che immagino in molti ti avranno già chiesto. Perché preferisci farti chiamare Nena e non col tuo nome di battesimo Silvia? (sul giornale ufficiale della LND riservato al Regioni, Silvia è diventata Nena per via dei redattori copioni di Futsalmarche.it, ndr)
“Perché di Silvia ne esistono tante. Di Nena una sola… Poi a fine intervista ti dirò il vero motivo…(e allarga ancora di più il suo bel sorriso, ndr).”
Domanda da Bisteccone Galeazzi. Che effetto fa sentirsi campione d’Italia, un traguardo che nelle Marche mancava dal 2002 come Comitato Regionale e dal 1988 come calcio a 5?
“Ancora lo devo realizzare. Mi sembra di vivere un sogno. Pensare di rappresentare le compagne, i dirigenti, i tifosi, gli allenatori, le ragazze in panchina, quelle a casa e aver reso felici tutti è stato indescrivibile. Sapevamo di giocare per una regione intera.”
Che sensazione è stata giocare col tifo, anche caldo, di dirigenti federali, amici e tifosi giunti dalle Marche, ebbri di gioia per le vostre prestazioni?
“Il tifo ci ha caricato. E non sarebbe stato lo stesso senza la nostra gente.”
Ma, dimmi la verità, prima di partite pensavate di vincerlo questo tricolore?
“Io non c’ero nel 2011 e 2012. Avevo partecipato nel 2010 e alle qualificazioni del 2009. Quindi avevo perso di vista il torneo. Sapevamo di avere una bella squadra, forse anche uno squadrone. Completo in ogni reparto e preparatosi alla grande.”
In campo sembri un computer. Non sbagli quasi mai. E giochi sempre il sorriso stampato in volto. Mai una lamentela, mai un rimprovero ad una compagna. Solo atteggiamenti positivi. Qual è il tuo segreto?
“Diciamo che riesco a mascherare bene le emozioni. Il segreto è la concentrazione massima sul gioco. Una volta fuori ovviamente è tutto diverso… (e le lacrime post laziali lo testimoniano, ndr).”
La Xhaxho è stata con le sue reti la vedette della fase di qualificazione. Martina Mencaccini ha illuminato semifinale e finale. Ma tu sei stata la ragazza dei momenti decisivi. La tua magnifica accelerazione ha aperto la goleada con il Veneto. Una tua rete ha sbloccato il match con il Lazio. Ed è stato tuo il gol del 4-3 sulla Puglia, l’allungo decisivo verso lo scudetto. Raccontaci queste giocate…
“Mmm… (stavolta Nena esita e la pausa dura più del tempo che io scriva la domanda, ndr). E’ che mi ricordo poco delle azioni singole. Sono troppo concentrata sul gioco per isolare singoli episodi (stavolta quello stupito sono io, ndr). Diciamo che mi ero già mangiata tre gol nella partita con la Campania, per cui ero in debito. Il gol che sblocca e cambia il risultato regala sempre un gusto speciale. Perché pregusta il successo e schiude le ali della vittoria.”
Nena laterale, Nena pivot, Nena centrale. Ma qual è il tuo vero ruolo e quello che più ti piace?
“Mi definirei un universale. (Federica Marani qui di fianco mi suggerisce che è brava anche come portiere. Non ne avevano dubbi, ndr). Sono nata come laterale destro, poi utilizzata sia a destra che e sinistra. Sono passata poi a fare il pivot, ruolo che mi piaceva di meno, mentre il mio attuale ruolo alla Vis Concordia di centrale difensivo mi piace moltissimo perché riesco a costruire l’azione sin dall’inizio. E difendere è quasi più bello che attaccare. Un assist mi regala più gioia di una segnatura.”
Parole che ogni allenatore vorrebbe sentire. Torniamo alla finalissima contro la Puglia. Forse il vero momento di difficoltà è stato andare in svantaggio per 2-3 al termine del primo tempo per quell’episodio definiamolo controverso. Potevate anche perdere la testa e invece è stato il momento decisivo a nostro favore.
“Anche con l’Emilia Romagna eravamo andati in svantaggio di due gol ed abbiamo poi recuperato. Quindi sapevamo di poterlo rifare. Ci siamo calmate negli spogliatoi e ritrovato la concentrazione. La differenza l’ha fatta proprio la nostra attenzione massimale. La testa è stata decisiva.”
Per te quella di oggi, come per tante altre ragazze, è stata l’ultima partita ufficiale con le Marche. Niente male come ultima gara. E che zavorra che lasciate sulle spalle delle vostri eredi…
“Vivere la rappresentativa la consiglio a tutte le giocatrici. C’è emozione sin dalle prime selezioni. Sino alla scrematura. Ti mette alla prova perché cambi gruppo. L’emozione è tripla rispetto ad una gara di club. E rappresenti una regione intera. Direi che una chiusura più bella di questa non la potevo sognare. Magari, che ne so, cambierà il limite d’età… Mi sono pentita di non esserci potuta venire l’anno scorso.”
Tutte, ma proprio tutte, ci avete parlato di questo gruppo eccezionale. Forse la vera chiave del successo. Che ci dici?
“E’ stata effettivamente l’arma in più. Sin dal viaggio di andata in nave ci siamo cementate come non mai. Eravamo tutte pronte a raddoppiare, a difendere e poi a riattaccare. E’ stato il mio anno più bello in rappresentativa, al di là della vittoria finale che magnifica la spedizione. Anche perché c’erano altre mie due compagne della mia amata Vis.”
A chi dedichi questo tricolore?
“A me stessa perché per tutta la passione che ho messo e metterò in questo sport. A noi, tutta la squadra delle Marche, giocatrici, allenatori e staff. E a tutta la Vis Concordia Morrovalle. Alla mia famiglia e a tutti i marchigiani che ci hanno seguito e che hanno sofferto con noi.”
Grazie Nena. Non ci importa più ora di svelare il vero motivo del tuo soprannome.
In fondo hai ragione te. Di Silvia ce ne sono tante. E di Nena, per fortuna, ce n’è una sola...
Per fortuna nostra. E quella delle Marche.
Fasciate di tricolore...
Trasformista
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Commenti
Una ex-giocatrice di calcio a 5...
Ecco la testa che bisogna avere quando si va a rappresentare una regione. Brava nena e brave tutte
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