Alessandro Carbini e l'Arcevia: "Obiettivo salvezza. Quello futuro è un ricambio generazionale, ma ci manca una struttura."
Arcevia la conosco bene. Ho insegnato educazione motoria nella scuola primaria per due anni ed è il mio più bel ricordo nel mondo della scuola. Ho sempre pensato che “lassù tra i monti” fosse un altro mondo, quello a stretto contatto con la natura onnipotente, quella che crea e distrugge ed è proprio lì che impari il rispetto, la disciplina, le azioni e le reazioni; è proprio lì che impari a riflettere, a far forza su te stesso o sugli altri a seconda delle situazioni.
E ho sempre apprezzato il gioco dei bambini, all'aria aperta, con quell'aria sottile a far loro compagnia. Sotto il sole così come sotto la neve o la pioggia bastava, basta giocare, con il tempo a disposizione scandito dalla luce del giorno e del tramonto.
Per nulla schiavi della tecnologia, perché li ho sempre visti più entusiasti nell'arrampicarsi su un albero, correre per le vie del paese, creare, inventare, fare squadra piuttosto che stare soli davanti a un aggeggio qualsiasi. È in quei momenti lì che il bambino riconosce la bellezza del gioco in tutte le sue forme. In quei momenti lì viene plasmato l'atleta dell'oggi e del domani.
In questo bel paese, in quella scuola sono cresciuti quasi tutti i giocatori dell'Arcevia, pochi fronzoli e tanta sostanza. Gioco non sublime, ma tenacia, spirito di adattamento, quello sì.
Il capitano, Alessandro Carbini, ne è l'esempio.
Ciao Alessandro, come sta andando?
“Benino, come m'immaginavo a inizio stagione, anche se pensavo meglio.”
Cioè?
“Qualche partita potevamo gestirla diversamente, a quest'ora avremmo avuto tre, quattro punti in più.”
Quali partite?
“Contro l'Audax Sant'Angelo in casa. L'abbiamo ripresa sul 3-3 poi è mancata l'esperienza che, secondo me non dovrebbe scarseggiare, molti di noi giocano da sette anni. Poi il pareggio l'ultimo minuto a Chiaravalle del Chiaravalle.”
Come te la spieghi questa mala gestione?
“Noi pensiamo più a difendere che attaccare (lo scorso anno l'Arcevia fu incoronata miglior difesa di tutta la serie D, ndr). Le nostre possibilità le conosciamo, non siamo fenomeni.”
Perché secondo voi il nostro Peppe Gallozzi vi dà sempre perdenti?
“Quando esce l'articolo qualcuno manda un messaggio con lo screenshot che ci riguarda “tutto bene, anche questa volta perdenti”(ride, ndr)”.
Ovviamente c'è da prenderla in modo ironico, mai prendersi troppo sul serio; comunque, ritornando alla domanda, secondi voi perché quei pronostici?
“Forse perché non abbiamo il campione, il talentuoso, non abbiamo un gioco scintillante.”
Che stagione è questa?
“La C2 l'abbiamo fatta nel nostro secondo anno di vita, retrocedendo; l'anno dopo l'abbiamo nuovamente conquistata e siamo rimasti in C2 due anni. Questa è la quarta stagione. Ci danno perdenti, ma va bene così.”
Quali sono le gare dove siete usciti dal campo non completamente soddisfatti?
“Nonostante il risultato che all'apparenza è potuto sembrare netto, con l'Ankon abbiamo fatto una gran bella partita, tipo un incontro di boxe quasi alla pari poi arriva quel destro-sinistro che ti stende. Fino a venti minuti del secondo tempo eravamo lì; come ti dicevo, il risultato parla in altro modo, ma chi la vive in campo lo sa. Occasione persa, non avremmo vinto, ma magari sarebbe potuto essere un punto. L'Ankon è già pronta per la C1.”
Quale squadra ti ha impressionato di più?
“Il Pietralacroce. Stanno facendo buone cose. Hanno inserito dei ragazzi giovani che corrono come saette. Sono riusciti ad amalgamarli molto bene con i più esperti. Con loro non c'è stata proprio partita.”
Vi siete pentiti del ripescaggio?
“La C2 è un bel campionato, anche se il livello della serie D si era alzato. A mio parere il calcio a 5 di adesso è più livellato, più competitivo, meno fenomeni, ma tutti più preparati. Comunque, ritornando alla domanda, nessuno della squadra ha mai detto “chi ce l'ha fatto fare!”, sapevamo di vincere meno, ma qui quando vinci la soddisfazione è più grande. Giocare con chi è più forte di te è molto più stimolante.”
La serie D vi stava stretta?
“Per come è composta la nostra squadra oggi, Baldarelli, Luciani (ex Corinaldo C1, ndr), Pencarelli, Tarsi, Campolucci, Giovannelli, i fratelli Renani (ora anche Marco dal Corinaldo serie B, ndr)... cavolo, siamo una squadra per stare lì nel mezzo!”
C'eri quando è stata fondata l'Arcevia?
“Si. Tutto è cominciato da un'idea di Mattia Contardi e Valerio Baldarelli. Abbiamo cominciato per gioco, per stare insieme, divertirci.”
Quando è nata la squadra cosa avete pensato, qual era il vostro obiettivo?
“Nessuno aveva particolari ambizioni, perché nessuno aveva mai giocato a calcio a 5, partivamo da zero. Nessuno pensava saremmo arrivati secondi il primo anno di serie D per poi giocarci la finale play off, quando ci siamo resi conto è arrivata la C2.”
Vi manca, però un palazzetto.
“Appena hai detto “vi manca” ho pensato subito a quello. Dopo sette anni di trasferte (l'Arcevia gioca a Castelleone, ndr) ancora non abbiamo una casa; anche per i tifosi, un conto è avercelo a cinque, un conto a venti minuti di strada. È penalizzante se pensi alla non crescita della nostra realtà.”
Senza struttura come immagini il futuro dell'Arcevia?
“Puoi invogliare qualche ragazzo a fare esperienza, ma senza una struttura dove poter cominciare... Oltre a noi, lo zoccolo duro che c'è fin dall'inizio, non vediamo futuro.”
Se penso anche al torneo estivo di Conce, un gran bel torneo con buone squadre, speaker simpatico e preparato, spalti sempre pieni...
“Ai ragazzini che vengono a vedere le partite, la voglia potrebbe venire, stiamo pensando a una campagna di sensibilizzazione nelle scuole, ma non avere un posto ci penalizzerà sempre.”
Ad Arcevia non esiste una struttura sportiva degna di quel nome, ma una piccola piccolissima palestra utilizzata dalla scuola e da tutte le società sportive: non credi sia limitante per la crescita di qualsiasi sport arceviese?
“Il nostro sindaco, bravissima persona, sempre disponibile, ogni volta ci dice che non ci sono soldi da investire lì. Devi sapere che Arcevia misura 127 chilometri quadrati, andando a stringere ha circa 5000 abitanti, ma il suo comprensorio è enorme e il territorio è esigente, le spese sono grandi, penso a quando, nel periodo invernale nevica...”
Diciamo allora che lo sport in Arcevia è vissuto in altra maniera e di sicuro non è tra le priorità.
“Basterebbe una palestra per iniziare, ma i soldi non ci sono e le società sportive proprio non li hanno per un investimento del genere.”
Ritornando alla domanda iniziale: se continua così, dove andrete a finire?
“O c'è un ricambio o faremo un gemellaggio, magari proprio con il Corinaldo, chissà.”
Al di là dei risultati, cosa ti e vi auguri?
“Per questa stagione di conquistare la salvezza, ma non all'ultima giornata. Mi auguro anche che l'entusiasmo, la voglia di stare insieme ovvero il nostro motore duri ancora per un po'. Ci tengo a sottolineare che i corinaldesi (Tarsi, Campolucci e Giovannelli, ndr) e i fratelli Renani hanno arricchito la squadra non tanto a livello tecnico, quanto a livello umano. Sono stati una bella ventata di gioia, di spirito positivo, elemento chiave per tenere la squadra unita.”
I figliol prodigi Baldarelli e Luciani no?
“Balda e Lucio erano sottintesi, per noi come se non fossero mai partiti, anche se in campo s'è visto, ma ognuno ha fatto il proprio cammino. Loro hanno sempre fatto parte di noi, non sono una novità.”
Ti lascio dicendoti che la presenza femminile in panchina è molto apprezzata dalle altre squadre.
“(Ride,ndr) Giulia e Francesca sono state incastrate!”
A parte gli scherzi, come le avete invogliate a seguirvi ogni santo venerdì (o sabato)?
“Ci seguivano già in tutte le partite, perché Giulia è la mia fidanzata e Francesca è quella di Mattia Contardi nonché amica da una vita della maggior parte di noi. Silvio e il mister gliel' hanno proposto e loro hanno accettato. Giulia poi, laureata in scienze motorie, fa parte della società, allena i piccoli amici del calcio. Ora, per par condicio, devo nominare anche Andrea Bini e Gianluca Petrolati gli altri due dirigenti (ride, ndr).”
Grazie Alessandro.
“Grazie a te.”
“Avrebbero lottato, faticato e imparato.”
Alice Mazzarini
Lady Futsal
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