L'imperatore Tavoloni, tra ricordi e futuro:"Pesaro, una famiglia. Il mio San Crispino Juventina punta in alto. Il Buldog si può fermare."
Come mio solito vado a cercare informazioni sul personaggio che dovrò intervistare. Su Google scrivo il suo nome: Cesar Augusto Tavoloni. I primi sette titoli sono tutte per lui: un 'Oscar del Volley' (“Tavoloni meglio del guru della panchina del volley verde-oro Zé Roberto”, 'Vivere Pesaro, 26 gennaio 2010), un'intervista (“due piedi che incantano in un cervello da scienziato del pallone”, l'addetto stampa del Pesaro di allora Lucarini, 8 febbraio 2008) e alcune informazioni sulla sua Juventina, di ieri (2010) e di oggi (2011). L'Imperatore, come potete leggere, non è tornato; semplicemente non ha mai smesso di esserci.
Pronto, è il signor Tavoloni? “Si, sono io.”
Come le ho detto per messaggio, volevo farle un'intervista. “Ok, però mi scusi per il mio italiano.”
Partiamo dalla partita di stasera contro il Ripatransone. “Sarà una partita difficile; l' ho vista giocare ed è una squadra che può fare bene, da play off.”
Il Buldog Lucrezia è imprendibile? (Il San Crispino Juventina è al secondo posto a cinque lunghezze dalla vetta, ma non c'è ombra di passo falso dalla prima della classe.) “Noi con il Buldog abbiamo perso, ma abbiamo avuto anche un po' di sfortuna con tre, quattro pali presi; se avessimo fatto uno, due gol all'inizio magari le cose sarebbero andate diversamente e, invece loro hanno segnato l'1-0. Ci tengo a dire, comunque, che se il Lucrezia è primo in classifica è merito suo, non demerito degli altri.”
Cos'ha questa squadra più delle altre? “Ha giocatori veloci, che girano bene la palla, che riescono a trovare sempre un buco. E poi la rosa; anche quando non giocano i 'titolari' il ritmo è sempre lo stesso. Il Buldog ha Balducci molto bravo sull'uno contro uno, Dani Valente che era con me a Pesaro; poi l'allenatore, che io non conoscevo e che ha il merito di aver portato la squadra fin lassù.”
Come mai lo scorso anno è approdato alla Juventina ora diventato San Crispino Juventina dopo la fusione con il team di Elpidio Belli? “Sono arrivato dopo sette, otto partite, nel mese di novembre, prima stavo a Pesaro da tre anni (dal 2007 al 2010, ndr).”
Poi cosa è successo? “E' successo che il Pesaro ha vinto la serie B e io in A2 non avrei potuto allenare perché senza patentino. Quando la società mi ha chiamato per andare a fare il corso da allenatore io ero in Brasile e non riuscivo a ritornare e così abbiamo deciso, in modo civile e consenziente, che il mio lavoro a Pesaro finiva lì. Pesaro è stata, è una famiglia per me.”
Immagino che, da quel momento si sia aperta la caccia per accaparrarsi un nome come il tuo. “Da quel momento si è sparsa la voce che fossi libero e qualche società mi ha cercato, ma sul fronte economico non era cosa buona.”
Alla faccia della sincerità! “E' si; io faccio questo di mestiere, ho una famiglia e devo seguire la migliore offerta e la società che paga fino alla fine. Visti i tempi che corrono...”
Ed è arrivata la proposta della Juventina. “Io ero ancora in Brasile quando il presidente Augusto mi ha telefonato. E ho accettato.”
A proposito di famiglia e scusa l'invadenza, ma è per capire: tu sei sposato? “Si, ho una moglie e una bambina di quattro anni in Brasile; mia moglie prima stava qui con me, poi ha trovato un lavoro nella mia città, Dracena, una città di sessanta mila abitanti vicino a San Paolo. Durante le vacanze di Natale ritornerò là, perché la nostalgia c'è.”
Come sei arrivato in Italia? “All'età di 14 anni ho iniziato a giocare a calcio a 5 in Brasile. Nell' '88 sono diventato un giocatore professionista giocando per undici anni nella serie A brasiliana.”
Scusami l'ignoranza, ma in Brasile non va per la maggiore il calcio a 11? “No, lì si comincia con il calcio a 5.”
Scusami, t'ho interrotto, dicevi? “Un procuratore, non so come, mi ha visto giocare e mi ha chiamato per la serie A italiana con la Benelli Padova. Il primo anno nel campionato italiano, stagione 2000/01 ho segnato 35 gol; poi è arrivata la Nazionale con la quale ho fatto quattro presenze.”
Quando è diventato 'allenatore-giocatore'? “La prima volta è stata a Pesaro, in serie B, nella stagione 2007/08.”
L'hai chiesto tu di farlo o te l'hanno proposto? “Avevo già in mente questa cosa e quando m'hanno chiamato la pensavano anche loro allo stesso modo e così lo sono diventato.”
Secondo te, tutti i bravi giocatori diventano bravi allenatori? “Tutti i bravi allenatori sono stati bravi giocatori.”
Visto che hai girato tanto ( Padova, Chieti, Treviso, Marca Trevigiani, Moreno di Piave...) cosa ne pensi del del calcio a 5 marchigiano? “Sono nelle Marche da cinque anni e credo si stia andando sulla strada giusta. Ho visto una crescita, dallo scorso anno a ora, nelle serie C1. A mio parere ci sono squadre che, avessero due, tre giocatori in più potrebbero fare la serie B. I nomi non te li dico, però.”
Questo campionato sembra, come è stato anche definito dal nostro Trasformista un campionato un po' una fisarmonica. “Credo che il Lucrezia perderà punti nel girone di ritorno, perché in casa di qualche squadra sarà dura. I nomi non li dico, non voglio sbilanciarmi.”
Ecco perché stavi così bene con mister Lepretti! Tu sei un razionale, mentre lui è ' a briglie sciolte', molto più istintivo, 'caciarone' (Mister Lepretti non me ne voglia, è una mia impressione). “Con lui ho un bel rapporto, ci sentiamo; quando quest'anno l'ho incontrato è stato piacevole rivederlo; da lui ho imparato a gestire la squadra e spero che anche lui abbia preso qualcosa da me.”
Qual è l'obiettivo della tua squadra e chi temi. “Occorre puntare sempre in alto, noi puntiamo ai play off e pensiamo a fare il nostro lavoro. Temo il Lucrezia, il Ripatransone e il Fabriano e credo che il Castelbellino potrà dare fastidio.”
Meglio l'Italia o il Brasile? “La nostalgia della mia terra e della mia famiglia la sento, ma qui sto bene; l'unica differenza è la temperatura: la prima volta che sono arrivato faceva un freddo! Poi quando ho visto la neve... Però, ora come ora anche in Brasile c'è la crisi, sai.”
Si lo so, ma voi brasiliani avete questa capacità di far sembrare tutto molto meno difficile. “Noi siamo, come si dice, più calienti!"
Io ho finito; vuoi aggiungere altro? “No, tutto bene; basta che metti bene le parole (a causa del suo accento; ma, vi dico, parla molto meglio di qualche italiano, ndr) e non mi crei problemi (sorride, ndr)!”
Veramente io non cambio mai nulla! “Quando esce l'intervista? Sai io sono sempre lì sul sito a controllare, guardare...”
Stasera, massimo domani mattina. Forse quando sarà finita la partita (San Crispino Juventina-Ripatransone) la potrai leggere. In bocca al lupo. “Ok, grazie”.
Non ha aggiunto “Crepi”. Vediamo come va a finire...
Lady Futsal Alice Mazzarini Commenti (3)
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