Roberto Pace, presidente- allenatore del Castelbellino C1: "Occorre tenere duro e farsi le ossa, in attesa di un cambiamento."
Come stai Roberto?
“Stanco, ma sto bene.”
Roberto Pace, presidente, allenatore, dirigente... (qualunque altra cosa vi viene in mente, lui la fa) del Castelbellino. Un uomo che, da quando ha concluso la sua ventennale carriera da giocatore, ha sempre ricoperto doppi ruoli. Un uomo che ha vissuto le varie ere del futsal, raggiungendo apici, ma anche vuoti.
“La società è nata nel 1997. Cinque anni di serie B (2006-07), il mio primo anno in società l'ho giocato nella serie nazionale sotto la guida di Roberto Genangeli poi nel 2009/2010 sono diventato presidente, facevamo la C2 ed io giocavo e allenavo.
Arrivammo settimi. Nella stagione 2010/11 abbiamo deciso d'investire su un progetto ambizioso ingaggiando Braconi, Genangeli, Giacchè... una squadra costruita per fare il salto di categoria. Io sempre presidente/giocatore.
Mi ricordo quell'anno la lotta infinita con il Real Fabriano, noi avanti di otto punti, ci hanno recuperato e vinto il campionato. Vincemmo i play off del girone per poi arrivare secondi nel triangolare promozione dietro il Ripatransone". Un traguardo, anche se raggiunto varcando una porta secondaria, che li ha catapultati nella massima serie regionale di C1.
Negli ultimi anni protagonista di stagioni di serie C1 non proprio memorabili: 2012/2013 sesto posto, 2013/2014 sest' ultimo posto, zona play out, ma per la regola dei dieci punti si salvò. Stagione 2014/15 terz'ultimo posto, play out, retrocessione, ma ripescaggio, nonostante l'abbandono in massa di molti verso altri lidi.
Partiamo da questa stagione per andare a ritroso e capire. Come mai il Castelbellino è così in affanno?
“La scorsa stagione prendemmo la decisione di inserire in prima squadra quella Juniores che l'anno prima aveva vinto il titolo regionale. Avevamo formato un gruppo con ragazzi e gente esperta come Lorenzetti, Petrucci (il mister della Juniores campione), Di Ronza... Avevamo preso un allenatore, Daniel Martin, investendo molto su di lui.”
Una vera e propria scommessa.
“Andava fatta. Viste le risorse economiche sempre meno presenti, ora più che mai dobbiamo “allevare” in casa i nostri giovani.”
Inizialmente furono gli infortuni.
“Esatto. Jacopo Petrucci e Federico Molinari ne ebbero due gravi, crociati per entrambi: Jacopo dopo otto giornate, Federico dopo dodici. Giacomodonato, carabiniere, fu trasferito e, uno con il suo fisico, allenandosi poco, poteva dare poco alla causa. Poi si aggiunsero agli infortuni Lorenzetti e Di Ronza, la squadra era demoralizzata.”
La stagione si concluse con un terz'ultimo posto e la retrocessione. Più una squadra smembrata: perché scelsi il ripescaggio?
“I ragazzi che ora giocano, per la maggior parte l'ossatura storica dell' under 21, tutti ragazzi del luogo, stanno imparando.”
Magari hai pensato “se vado in C2 chissà quando torno in C1...”
“Anche. Così i ragazzi si fanno le ossa; dovessimo alla fine del campionato retrocedere, almeno i ragazzi si sono fatti un po' d'esperienza. D'altronde la squadra è formata da ex amatori, 3-4 giocatori di serie D. Cantiani è l'unico della passata stagione ad essere rimasto.”
Ci sei rimasto male del “fuggi fuggi” generale?
“Malissimo. A quei ragazzi poco più diciottenni avevo dato la possibilità di giocare in C1: quante altre società avrebbero dato la stessa possibilità? Parecchi Juniores sui quali avevo puntato hanno deciso, a fine campionato, di andare via. Più gli altri. La colpa, secondo loro, è stata della società poco presente.”
Avevano ragione?
“Diciamo che hanno trovato vita facile vista la stagione fallimentare. La presenza di allenatore e vice c'è sempre stata, sono loro che avrebbero dovuto tirare su di morale la squadra; per quanto mi riguarda lo scorso anno mi sono operato all'anca e sono mancato un po' per questo motivo. Comunque tutto quello che c'era da fare è stato fatto. Il campionato è andato male e molti hanno preferito cambiare aria. A livello economico quello promesso è stato dato.”
Perché hai deciso di metterti alla guida della squadra, non ti bastava fare il presidente?
“Avevo già fatto l'allenatore/giocatore a fine carriera, ma non è mai stata la mia massima aspirazione, soprattutto, perché, come dici tu, ricopro anche il ruolo di presidente. Parecchi ragazzi sono venuti, perché sapevamo avrebbero trovato me.”
Che campionato state vivendo?
“Con il tempo ci siamo accorti che ce la giochiamo alla pari quasi con tutti, anche se, a livello tecnico siamo inferiori a quasi tutte le squadre. Il mio scopo è far crescere i ragazzi, ancora siamo sotto il margine di dieci punti play out e, finché la matematica non ci condanna, cercherò di raggiungere il risultato migliore.”
Dove credi riuscirete, in queste ultime undici gare, a raccogliere punti?
“Ovvio che non sto a guardare Eta Beta, Futsal Cobà o Macerata, a meno che non ci prendono sottogamba... ce la giochiamo con il Pagliare, il Montecchio, il Fano, la Sangiorgese.”
Eventuali play out: chi vorresti incontrare?
“Il Pagliare preferisco di no, è una squadra solida, soprattutto davanti. Sarei più contento di affrontare il Fano, più alla nostra portata o il Sanbucheto. Montecchio è forte, non so perché stia lì.”
Dopo tutto quello accaduto in questi ultimi anni, con quale stimoli inizi ogni stagione?
“Il Castelbellino è una famiglia, un gruppo di amici, permetti ai ragazzi del posto di giocare. Gli stimoli sono le emozioni che trovi nel vincere un campionato o portare alla salvezza una squadra. Vedo molto più spirito di gruppo quest'anno che gli altri, forse perché in campo danno l'anima senza pensare troppo ed è una squadra correttissima, mai problemi con altre, al momento siamo secondi in coppa disciplina.
In più è un periodo dove devi cercare di tenere duro in attesa di un cambiamento sia a livello economico che a livello federale, per capire come andare avanti, perché tutto dipende dalle regole.”
Cosa ci sarebbe da cambiare?
“Premettendo che il mio punto di vista vuole essere costruttivo e non polemico, ritengo che a livello federale debbano essere cambiate parecchie cose. Già da ora dovremmo fare una riunione con le società, il responsabile del calcio a 5, il presidente Cellini per organizzare bene la prossima stagione, cercando di non fare errori grossolani, le società pagano parecchi soldi per le iscrizioni, assicurazioni... ”
Errori grossolani: qualche esempio?
“Gli errori grossolani sono per me quelli di omologazione: prima dell'inizio del campionato le misure dei campi devono essere controllate bene. In C1 ci sono certi campi assurdi, tipo quello di Macerata che misura 16x28, il pubblico sta a un metro dalle righe. Lo scorso anno Campiglione giocava con una larghezza di 15 metri e nessuno ha detto mai nulla, l'ho detto io e tutti a prendersela con me, ma per cosa? Perché è giusto si applichino le stesse regole per tutti? Dovrebbero esserci metrature nuove: inutile che un campo sia largo 16 metri quando è lungo 26, che cavolo di campo è? Minimo dovrebbe essere di 32!
Poi la classe arbitrale. Gli arbitri non sanno le regole. La nuova gestione è stata fallimentare: con Giammarchi non sarebbe mai successo di vedere scene come quelle nel play off di C2 Cagli- Portos e quest'anno non avremmo visto ripetere i ricorsi del Montecchio contro il Cobà e dello Sporting Grottammare contro il Csi Stella.”
Roberto è da sempre un guerriero. Non smette mai di lottare, non lo ha mai fatto. Sempre in prima fila nel dire la propria.
Roberto non ha mai agito per sete di rivalsa, ma perché ama questo sport, ama vedere i suoi giocare, vittoria o sconfitta che sia, l'importante è dar loro una palla, cercando di tirare fuori il meglio.
Roberto, però sa, che l'amore spassionato di uno non serve a molto, è sempre la squadra a vincere.
Roberto sa che non basta avere regole e rispettarle, occorre, ora più che mai, qualcuno che le faccia rispettare, ma prima di tutti che le rispetti. Esempi.
Utopia? "Occorre tenere duro!".
Alice Mazzarini
Lady Futsal
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