Marco Pierini, da un esonero in C1 a campione d’Italia col Pesaro: “Una rivincita. E vincere da marchigiano nelle Marche un grande orgoglio.”
Italservice Pesaro C5 campione d’Italia!
A dieci giorni dalla vittoria della squadra pesarese, andiamo a conoscere uno dei protagonisti di questo trionfo, Marco Pierini.
Il giovanissimo viceallenatore ci racconta com’è stato vincere lo scudetto, il grande salto dalla C1 alla serie A, le emozioni provate durante la fase finale contro l’Acqua&Sapone e la grandissima passione per il futsal.
Da allenatore della Dinamis in C1 lo scorso anno, a vice allenatore degli attuali campioni d’Italia. Una bella soddisfazione, no?
“Una rivincita direi. Dall’esonero dopo appena un mese di lavoro allo scudetto. È stata dura rimanere fuori dai campi per quasi tutta la stagione scorsa. Poi quest’anno si è presentata questa grande opportunità e mi sono giocato le mie carte.
Sicuramente un salto importante, una grande soddisfazione personale. Per arrivare ad un certo livello ci vuole tanto ma tanto sacrificio, studio, ambizione, coraggio ed anche un pizzico di fortuna.
Sono fiero di dire che sono arrivato qui con le mie gambe, con la gavetta. Alzare il trofeo più prestigioso in Italia con una squadra della mia regione è motivo di orgoglio.”
Dal tuo punto di vista, puoi farmi un resoconto della stagione all’ItalService?
“Una stagione in crescendo. Il “metodo coliniano” ha bisogno di un po’ di tempo per essere assimilato dai giocatori, ma anche dallo staff. Una svolta è stata sicuramente la finale di Coppa della Divisione persa in casa con il Rieti. Da lì in poi ho visto una squadra più consapevole e arrabbiata. Tre finali sono veramente un qualcosa d’importante. La costanza alla fine ci ha premiato.”
In passato avevi già lavorato con Mister Colini, cosa pensi di lui?
“Ci conosciamo da 10 anni e quest’anno abbiamo avuto la possibilità di lavorare a stretto contatto quotidianamente. Lo considero il mio primo maestro ai tempi del grande Montesilvano campione d’Europa.
Una personalità vincente che cura con attenzione gli aspetti comportamentali e caratteriali dei giocatori. Caratterialmente ci compensiamo un po’: lui romano ed io marchigiano. La grande esperienza fa di lui uno tra i migliori allenatori italiani.”
Quali sono state le emozioni provate durante le cinque gare contro l’Acqua&Sapone?
“Due squadre che si sono affrontate a viso aperto. Due squadre che si equivalgono come valori in campo e come guida tecnica. Sono state cinque gare intense dove ognuno ha provato a sorprendere l’altro. Un altalena che ha fatto divertire il pubblico e ha reso ancora più emozionante la vittoria finale.
Dopo Gara 1 ci davano per spacciati, ma i campioni si vedono in questi momenti. Abbiamo giocato una Gara 5 più spregiudicata e Il fischio finale è stato un momento che mi ricorderò per tutta la vita.
Un’emozione unica. Per un attimo ti passano davanti tutte le ore passate al palazzetto attendendo proprio quel triplice fischio.”
Quali sono le reali differenze tra un campionato di serie A e uno di serie C1?
“Le differenze sono ovviamente abissali come è giusto che sia. La base è differente, la motivazione pure, la formazione dei giocatori anche.
Nelle categorie inferiori in Italia questo sport va insegnato perché 9 giocatori su 10 non sono formati. Nell’alta competizione la percentuale è ribaltata.
Non ti nego che il primo mese di allenamenti tra me e me dicevo: “ma io a gente che ha vinto tutto a livello nazionale e internazionale cosa posso insegnare? Come posso essere utile?”. Ed ero spaventato, lo ammetto.
Piano piano ho trovato il mio equilibrio con i giocatori e ho capito come poterli aiutare nel raggiungere gli obiettivi settimanali e questo anche grazie a Colini che mi ha lasciato molto spazio.
Poi ovviamente entrano in gioco differenze ovvie. In serie A ci si dedica solo al campo. Nei regionali, ma anche in serie B, si va al campo portandosi dietro mille pensieri e la fatica della giornata lavorativa.
Trovare un metodo per far crescere i giocatori nelle categorie inferiori è davvero complesso. Ma il movimento calcio a 5 sta crescendo proprio per colmare queste differenze abissali tra le varie categorie.”
Da dove nasce la passione per il Futsal?
“La mia storia con questo sport è molto particolare. Ero un giocatore (scarso) di basket ed iniziai ad allenare 12 anni fa per scherzo una squadra di ragazzini, tra cui mio fratello, con cui ho iniziato e condiviso buona parte del mio percorso, in un campo scalcinato del paese dove sono cresciuto. Inizialmente subii una valanga di critiche per via dei miei allenamenti molto simili alla mia precedente disciplina. Ora molti allenatori adottano il mio stesso metodo.
La passione vera e propria è nata proprio al PalaRoma di Montesilvano dove grazie a Michela ho conosciuto Fulvio Colini. Ho iniziato a studiare incessantemente (e continuo a farlo) perché la conoscenza nello sport è molto importante. Ho appreso e rubato da molti allenatori italiani e stranieri. da lì ho girato varie squadre della mia regione, lavoro permettendo, fino alla chiamata del Pesaro a cui non ho rinunciato.”
Obiettivi futuri?
“Il presidente è di base un vincente quindi nel futuro dell’ItalService credo ci sia il lottare su ogni competizione e fare un buon percorso in Europa. Del mio futuro non saprei cosa rispondere, non ho ancora parlato con la società. Intendo continuare la mia gavetta e chissà che un giorno da passione diventi un lavoro. Ognuno ha un sogno nel cassetto...”
Siamo alla fine. Desideri salutare/ringraziare qualcuno in particolare?
“Desidero ringraziare in primis l’ItalService Pesaro per avermi dato questa opportunità, non è così scontato dare fiducia ad uno staff giovane, in controtendenza con le abitudini di noi italiani.
Ci tengo a salutare, ringraziare e dedicare una mia vittoria a chiunque abbia fatto parte in maniera positiva ma anche negativa del mio percorso sportivo.
Un grazie particolare alla mia famiglia che mi ha dimostrato sempre la sua vicinanza ed un saluto a Matteo C. che nonostante problemi di salute ha sempre tifato per me.
Lascio per ultimo il ringraziamento più importante, questo va ai giocatori. Merito loro se ho alzato il trofeo. Mi hanno insegnato tantissimo. Cose che la “scuola” non potrà mai insegnarti.
Un saluto a Voi di FutsalMarche per averci sostenuto e seguito in questa stagione indimenticabile per tutto il popolo pesarese e marchigiano.”
Adelaide Lelli
Commenti
Da chi non lo conosce e da chi non ne capisce
RSS feed dei commenti di questo post.