Gabriele Piersimoni racconta la salvezza in A2 della Tenax Castelfidardo: "Abbiamo fatto un mezzo miracolo sportivo"

 

Abbiamo incontrato Gabriele Piersimoni, protagonista della salvezza in serie A2 con la Tenax Castelfidardo.

Una chiacchierata con un dei talenti del calcio a 5 marchigiano sul campionato in corso, la salvezza con 3 giornate di anticipo, gioie e dolori dell’essere un capitano.

E’ arrivata la salvezza in A2, dopo un inizio un po’ burrascoso. Un rendiconto di quest’anno?

 

"E’ stato un mezzo miracolo sportivo. Siamo stati pochi durante l’anno, 5/6, quindi non era semplice competere con le altre squadre. Non è stato semplice, ci siamo allenati bene, per fortuna, a parte un inizio zoppicante, abbiamo avuto la forza sia fisica che mentale di riprenderci e cominciare a fare risultato negli scontri diretti soprattutto. Quelli poi alla fine dell’anno hanno fatto la differenza."

 

C’è qualche squadra in particolare che ha meritato la tua attenzione quest’anno?

Sicuramente le tre di testa fanno un campionato a parte. Sandro Abate ha quasi tutti i giocatori di serie A, CMB gli va vicino e Real Rogit ha comunque un organico di altissimo livello, sono tanti anni che giocano insieme e quindi si trovano “a memoria”. Sono tutte squadre che mi sono rimaste impresse perché comunque ognuna ha una sua particolarità.

 

Un pregio che ti viene riconosciuto è quello di andare sempre d’accordo con tutti gli allenatori. Altri pregi, oltre al fatto di essere un bravissimo giocatore di calcio a 5?

"In linea di massima io sono un ragazzo molto tranquillo che si confronta spesso con gli allenatori e mi metto a disposizione al 100% per qualsiasi cosa. Forse è per quello che vado d’accordo con tutti. Con questo non voglio dire che quando c’è qualcosa che non va non lo dico, però magari lo dico nella maniera giusta senza andare allo scontro. Sono sempre l’ultimo a mollare, un generoso. Dovresti chiedere però ai mister."

La Tenax Castelfidardo 2018-2019

Sei soprannominato il brasiliano di Ancona. Come è nato questo appellativo?

"Il soprannome mi è stato dato tanti anni fa, forse da Matteo Magnarelli o Marco Bramucci, non ricordo. Ero giovane e giocavo in un modo diverso da come gioco adesso. Forse per qualche giocata. E’ un soprannome che mi porto dietro da tanti anni, ma onestamente non ricordo il motivo."

 

Un grandissimo percorso, che dura tanti anni, con la Tenax Castelfidardo: dalla C alla A2. Come ti sei trovato con gli allenatori?

"Sono arrivato a Castelfidardo proprio dalla serie A2, ero a Civitanova. E’ stato un periodo non semplice perché venivo da una delusione di aver lasciato comunque la serie A2 dopo aver sperato di arrivarci, cosi a dicembre sono arrivato a Castelfidardo, ed è iniziato il mio percorso. In tanti anni ho sempre dato tutto quello che avevo e ormai sono sette anni che sto lì. Mi trovo molto bene, abbiamo raggiunto ogni anno gli obiettivi prefissati. E’ una cosa che mi fa estremamente piacere essere ancora qua, perché vuol dire che comunque valgo, perché altrimenti la società avrebbe potuto optare per non riconfermarmi."

 

Che caratteristiche dovrebbe avere, secondo te, un capitano?

"Non è facile, sono sincero. Sono stato tanti anni con due ragazzi eccezionali che mi hanno insegnato tanto, da cui ho cercato di apprendere il più possibile. Sicuramente non è la fascia al braccio che ti fa crescere però hai una certa responsabilità verso i compagni, non solo all’interno del campo ma anche all’interno dello spogliatoio e in un gruppo.

Una volta un mio allenatore disse: “Il capitano non è solo quello che fa testa o croce e sceglie palla o campo, il capitano è quello che dà l’esempio, che deve trascinare la squadra nei momenti di difficoltà, deve essere il punto di riferimento per i più giovani”.

E’ stato un percorso di crescita anche a livello personale, io faccio quello che ho imparato in tanti anni che gioco dai capitani avuti prima e comunque da tutti i giocatori di spessore con cui ho avuto la fortuna di giocare. Tutti, dal più grande al più piccolo, possono sempre insegnarti qualcosa. Questo qualcosa, questo bagaglio, cerco di trasmetterlo ai ragazzi."

Che ne pensi di Nico Sgolastra, capocannoniere delle due squadre marchigiane in A2?

"Giocatore e persona straordinaria, un professionista con cui ho avuto la fortuna di giocare insieme. Non lascia nulla al caso, non molla mai. Tutto quello che ha fatto fino a adesso se lo è guadagnato. E’ un giocatore che, se guardi il suo palamares, può fare la serie A2 ad occhi chiusi."

 

Quando avete capito che sarebbe arrivata la salvezza?

"In questa salvezza ci abbiamo sempre creduto, soprattutto quando le cose andavano male. Eravamo un gruppo nuovo. Dell’anno scorso siamo rimasti in tre, io Bellagamba e Carducci. Un gruppo nuovo in una categoria nuova per molti e il calendario non ci è stato subito favorevole, perché siamo partiti dalla trasferta di Marigliano, poi abbiamo incontrato Sandro Abate, CMB e Real Rogit, quindi per una squadra nuova, in costruzione, non è stato cosi semplice adattarsi.

Posso dirti che tutti i componenti della squadra erano convinti che sarebbe bastato poco per dare la svolta. Piano piano in ogni partita, anche nelle sconfitte, abbiamo acquisito maggiore consapevolezza nei nostri mezzi e sapevamo che bastava un click per cambiare la nostra stagione. Abbiamo lavorato tanto, a testa bassa e non appena abbiamo ottenuto i primi tre punti è cambiato il nostro campionato. Da lì abbiamo fatto una serie di 5 risultati utili consecutivi, 6 compresa la coppa.

Ci abbiamo sempre creduto e sabato il risultato ottenuto era quello di una squadra che voleva vincere e salvarsi. Abbiamo dimostrato a noi stessi e agli altri che meritavamo la salvezza. Devo ringraziare comunque la società, il mister e i ragazzi che ci hanno permesso di fare del nostro meglio e adesso giocheremo per divertirci e vinceremo per mettere in cassaforte qualche punto in più, che comunque fa sempre bene per il morale."

 

Adelaide Lelli