Diego Moretti e la sua Coppa Italia: "La dedico a me stesso" Il futuro? "Credo alla Serie A, sento che può essere l'anno buono!"
Avere il numero 1 sulle spalle, si sa, non è normale amministrazione. Non è chiudere un’azione sul secondo palo e nemmeno regalare una giocata da applausi.
Per le mani in certi momenti della partita passano palloni carichi di responsabilità, sogni, aspettative. E devi essere bravo a respingerli fuori, perché un’indecisione, un’incertezza, una titubanza… può essere letale.
Ci sono portieri che a modo loro diventano eroi. Portieri in grado, per quaranta minuti effettivi, di distaccarsi dal resto del mondo, di giocare partite soli contro tutti, e vincerle.
Ecco a voi, Diego Moretti, la Piovra, anconetano di 32 anni, che con le sue braccia, che sembrano veri e propri tentacoli, ha letteralmente messo le mani sulla Coppa Italia di Serie A2 regalandola alla bacheca della PesaroFano, rendendo orgoglioso tutto il popolo del Futsal nostrano.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a pochi giorni dal trionfo in esclusiva per Futsalmarche.it
Grazie della disponibilità Diego e ancora complimenti
“Grazie a voi, è un piacere per me”
Torniamo subito a domenica sera. Quando quel pallone di Sampaio è sceso giù dalla traversa, cos’è successo?
“ Appena ho visto quella palla che scendeva giù e usciva è stato il coronamento di un sogno. Per come si era messa la partita non avevo più benzina in corpo e mi sono dovuto affidare totalmente ai miei compagni. E’ stato uno spot per il calcio a 5, in quindici anni non ho mai vissuto tali emozioni che porterò per sempre dentro di me. Il gusto della vittoria è stato totale.”
C’è stato un momento in cui hai capito che forse ce la potevate fare davvero?
“Alla vigilia della partita ero sicuro che potevamo fare bene, però non pensavo in questo modo. Loro erano più freschi di noi, avevano ruotato più giocatori mandando addirittura gente in tribuna. Poi il primo tempo ho visto che noi di gamba stavamo bene, loro in fase difensiva non erano perfetti e ho pensato che forse poteva essere la giornata magica.”
Cosa, o chi, ha fatto la differenza tra voi e la Cascina Orte?
“Inizialmente Giacomo (Lamedica ndr) era incontenibile. Io ho parato come dovevo e Ganzetti ha fatto il suo dovere. Ma la marcia in più, nel momento fondamentale, ce l’hanno data Toni (Felipe Toninandel ndr) e i croati. Impressionanti.”
Un successo così porta dietro delle dediche e dei ringraziamenti, a chi va il tuo pensiero?
“Forse la stanchezza, forse l’egoismo però sono convinto di ciò che dico. Me la dedico a me stesso. Mi sono sentito solo nel rettangolo di gioco e ho tirato fuori delle energie che neanche sapevo di avere. Me la dedico perché secondo me sono stato bravo.”
Terminata la “sbronza” ci si rituffa sul campionato. Gli obiettivi rimangono immutati?
“La Coppa ha portato delle certezze perché certe cose non si vincono per sbaglio o per caso. La squadra c’è e non capita tutti gli anni di giocare con compagni così forti. Ragion per cui non bisogna accontentarsi e ambire sempre al gradino massimo.”
Dove può arrivare questo PesaroFano?
“Ai playoff sicuramente, lì dovremo essere bravi a farci trovare nelle condizioni giuste per affrontare al meglio quelle tre/quattro squadre che incontreremo.”
Guardando l’andamento del campionato, cos’ha avuto la Cascina più di voi?
“Noi abbiamo perso punti importanti per esempio a Milano o a Carmagnola. Poi con le big siamo stati quasi perfetti. Loro hanno avuto più regolarità di noi, soprattutto con le cosiddette medio basse del campionato.”
Si è parlato spesso del PesaroFano come gruppo fantastico, è questo il vostro segreto?
“Direi proprio di sì. All’inizio questa squadra era un terno al Lotto, nessuno ne conosceva le potenzialità. A parte Toninandel e Ganzetti il resto sono tutti nuovi, quindi l’amalgama era fondamentale. L’essere gruppo sin dall’inizio c’ha permesso di superare i primi momenti di difficoltà. Poi sono arrivate le certezze, ma senza gruppo non sarebbero mai arrivate.”
Nella tua carriera hai giocato con giocatori di grande caratura. Tra i tuoi compagni c’è qualcuno che riesce ad impressionarti?
“Assolutamente sì. Prima di venire al PesaroFano avevo un quintetto ideale. Una volta venuto qui ho dovuto togliere un tassello e inserirne uno, mio compagno. Felipe Toninandel. Un mostro. Il prototipo del giocatore del Vate Osimani.”
Mettiamo la lente d’ingrandimento su Diego Moretti. Hai dimostrato ancora una volta di essere uno dei portieri più forti della categoria. Come valuti la tua stagione fino a questo momento?
“Sicuramente positiva. Ma non bisogna accontentarsi. Le carte in regola ci sono tutte. C’è grande affiatamento, qualità, un allenatore preparatissimo. Non voglio mollare il sogno della promozione in Serie A, ci credo fortemente, può essere l’anno buono. I miei risultati arrivano perché davanti a me c’è una difesa spettacolare. Sono rare le palle pulite concesse agli avversari, così il mio compito è agevolato.”
…E alla Nazionale proprio non ci pensi?
“No, a 32 anni no. Il treno buono l’ho perso dieci anni fa, quando mi furono preferiti altri tipi di giocatori. Adesso si punta su portieri giovani, giustamente. Sto bene a Pesaro, è la mia Nazionale.”
Chiudiamo l’intervista con un aneddoto di questi tre giorni
“Le notti. Stare fino alle tre, alle quattro con Ganzetti e Lamedica a rivedere le partite giocate, a riviverne i momenti, i goal, gli errori. Una cosa spettacolare che mi porterò sempre dietro.”
Al prossimo traguardo portierone, le Marche, tutte, ti ringraziano!
Peppe Gallozzi
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