Il tour in 360 giorni del PesaroFano secondo Matteo Paci: "Dalle critiche iniziali allo scudetto under 21, sino a questa nuova era targata Osimani."
Per un evento speciale. Per una persona speciale. Un’intervista speciale.
Eh già, cari lettori, questa non è la solita, normale intervista.
Non ci sono microfoni, registratori, telefoni e telecamere. C’è solo una tavola imbandita ad un paio di metri dalle onde.
E prima che i frutti del nostro mare Adriatico tolgano un pochino di spazio alle nostre parole, un ospite, graditissimo per quanto arrivi a sorpresa, s’intromette tra noi.
Una forte brezza ci allieva la calura. Sposta dirompente tovaglie e tovaglioli. Scompiglia le pagine del block notes.
Ma non scalfisce Lei.
La coppa.
Una di quelle che puoi vincere con un po’ di fortuna in uno di quei tornei estivi che a frotte assiepano la bella stagione.
Ma se la guardi bene ha qualcosa di diverso. Estremamente diverso.
Una solennità maestosa. Una luce misteriosa. Un’aurea radiosa.
Ma soprattutto un’etichetta minuta, la cui piccolezza è sovvertita dall’epigrafe contenuta.
Campioni d’Italia, recita silente.
Campioni d'Italia.
Qui di fianco a noi c’è il simbolo dello Scudetto under 21 2011-2012 conquistato dal PesaroFano.
Qui di fronte a noi c’è un signore che non ama minimamente le luci della ribalta. Ma che per una volta ha ceduto alle nostre insistenti pressioni.
Si chiama Matteo Paci, di mestiere fa l’imprenditore. Di successo. Nel futsal è il vice presidente della società bianco rosso granata. E anche qui miete successi.
Perché per la prima volta nella sua storia una squadra delle Marche a basso rimbalzo potrà esibire il triangolino verde bianco rosso.
Nel cuore di ogni sportivo, che sia un giocatore, dirigente, allenatore, c’è sempre un sogno quando inizia la propria carriera. Tu, Matteo, hai mai avuto l’ardore di poter pensare un giorno poter arrivare al tricolore.
“No, assolutamente no. Lo scudetto non era minimente nei miei pensieri, persino in quelli più speranzosi (e mentre ci dice questo gli occhi si illuminano e la voce trema, ndr).”
C’è però un momento preciso in cui questo nemmeno ardito sogno è iniziato a prendere forma?
“Certamente. L’inizio del secondo tempo con l’Asti nella semifinale. L’avvio è stato portentoso. La squadra volava e le reti arrivavano una dietro l’altra. Lì ho capito che potevamo farcela. Anche se poi abbiamo sofferto fino ai supplementari, anche per non aver saputo opporre adeguata resistenza alla loro tattica dei cinque di movimento. Ma se giri questa domanda ad uno dei miei colleghi dirigenti, ti risponderanno diversamente. Per loro il momento topico è stato il 4-2 rifilato al Kaos. Ma io non posso dirti questo. Quel giorno ero a Mosca, maledettamente attaccato al telefonino… (e ride di gusto, ndr).”
Chiudi un momento gli occhi. L’istantanea più dolce che porti nel cuore di questa meravigliosa cavalcata.
“Non me vogliano gli amici Andrea (Farabini, ndr) e Mauro (Pedinelli, ndr) che ovviamente conosco da tempo, ma l’abbraccio, al triplice fischio a Scafati, con Carlo (Mercantini, ndr) è stato qualcosa di fantastico, irripetibile. E’ come se l’anima di Pesaro e di Fano si fosse fusa una seconda volta. Dopo le tante critiche subite. E le tante diffidenze incontrate. E poi come non ricordare il viaggio di ritorno. Tutti insieme. Coi ragazzi. E col mister.”
Alt. Facciamo allora un passo indietro. Torniamo al giugno 2011, altro inizio estate magico per i colori allora granata, quelli del Palextra Fano. I play off di serie B, culminati trionfalmente con la promozione in A2.
“Già, proprio così. Sapevamo di aver un team forte, ma non ci aspettavamo certo di conquistare la promozione. I ragazzi ed il mister Anderson Retechuki fecero un’impresa. Impresa però che ovviamente ci mise di fronte ad una realtà troppo grande per noi. La serie A2. Non tanto dal punto di vista economico, visto che si sarebbe composta comunque una rosa adeguata al budget a disposizione. Ma dal punto di vista organizzativo. Il salto di categoria ci imponeva uno sforzo organizzativo che non eravamo in grado di sostenere.”
E quindi vi siete rivolti alla ricerca di un partner per una fusione.
“Esattamente. Con estremo raziocinio ci siamo detti che dovevamo convogliare le nostre forze con un altro club. Abbiamo subito guardato esclusivamente alle società di Fano, disposti pure a recedere dal nome Palextra. Abbiamo avviato diversi contatti, uno in particolare arrivato quasi sul punto di concretizzarsi. Ma tutti alla fine, per diversi motivi, si sono rivelati una bolla di sapone. Quindi ci siamo rivolti all’altra grande realtà di futsal esistente nel territorio circostante, il Pesaro Five. Col quale esistevano discorsi di fusione già da diversi anni, ancor prima del mio arrivo nella società del presidente Farabini. Certo sapevano di andare incontro a critiche e difficoltà…”
Dunque il matrimonio tra Palextra Fano e Pesaro Five nacque non con tutte rose…
“Quando si uniscono due qualsiasi realtà differenti è naturale che all’inizio ci siano scogli da superare. Diverse le mentalità, diverso il modus operandi, diversi i raggi d’azione, diverse le storie sportive. In più c’era da aggiungere il campanilismo che ha da sempre diviso le città di Fano e Pesaro, accentuato da una forte rivalità calcistica. Pensa (e torna a ridere, ndr) che al mio matrimonio c’era praticamente mezza curva del Fano coi Panthers in prima linea (gli ultras del Fano calcio, ndr).
Ma tutti questi fattori andavano assolutamente messi da parte, se si voleva costruire qualcosa di importante. Anche se, te lo confesso, vedere il nome della città di Fano nel futsal rappresentato da un altro sodalizio, ci fa non poco rosicare (citiamo letteralmente, ndr). Ma così si doveva agire. E così si è fatto. Oggi il presidente della provincia, in merito alla nascita di un polo ospedaliero comune tra Fano e Pesaro, cita la nostra società sportiva come perfetto modello di convivenza. Un onore.”
I principi che hanno da subito caratterizzato la nascita del PesaroFano.
“Innanzitutto la ricerca di progetto ambizioso. Per evitare un grosso pericolo. Nel fondere due società c’è spesso infatti il rischio che si finisca per sopravvivere e vivacchiare senza più stimoli. Come se uno più uno non faccia due, ma ancora uno.
Inoltre la divisione dei compiti in virtù delle proprie competenze. Ognuno di noi doveva occuparsi di ciò che sapeva fare meglio. In modo di far rendere nel complesso il team al top.
Direi che ci siamo riusciti in questo. Ed oggi la nostra società non ha una sola figura di riferimento, ma è governata da una tavola rotonda.”
Descrivi brevemente questi cavalieri della tavola rotonda.
“Carlo è il classico superpatron , Andrea è il politico per eccellenza, Mauro il talent scout per antonomasia, Mirco (Ciabotti, ndr) è l’uomo ovunque spinto da una energia incredibile, mentre Giovanni (Baldelli, ndr) è sempre preciso e preparatissimo nei commenti. Io mi definirei come una sorta di moderatore…”
Un bilancio sportivo della vostra prima annata di serie A2.
“Si poteva fare un pochino meglio. Troppi infortuni. Troppi punti lasciati nei minuti finali. Penso alla trasferta di Milano. Penso al play off con il Cagliari. Sono, siamo comunque soddisfatti.”
Proiettiamoci nel futuro. Indicaci gli obiettivi del PesaroFano a livello societario.
“Vogliamo allargare la base dirigenziale. In guerra ci si va se ci sono i generali, gli ufficiali ed i soldati. Diciamo che a noi questi ultimi ci mancano un po’. Ma le basi ci sono tutte perché il nostro è un progetto sano. Che punta a far diventare i colori bianco rosso granata come quelli di riferimento almeno per il centro nord marchigiano.
Avremo molto probabilmente una domus fissa per le gare di A2, evitando di dividerci durante la stagione tra due impianti.”
A livello sportivo?
“Italianizzare e localizzare sempre di più la rosa, sia nel parco giocatori che nello staff tecnico. La difesa del titolo under 21 è obiettivo prioritario. Cominciando dalla Supercoppa Italiana (30 settembre a Pesaro contro il Kaos, ndr). Sul campionato di A2 tutto dipenderà da come si muoveranno anche le squadre per poter dare delle finalità. A proposito Nic, hai delle news? (ride di gusto ribaltando i ruoli, ndr)”
In questa nuova ottica si spiega così la rinuncia a Gil Marques.
“Assolutamente si. Ci è dispiaciuto molto separarci dal tecnico che ci ha regalato lo scudetto. Tra l’altro ne approfitto per ringraziarlo pubblicamente del suo capolavoro. Che non è stato solo il tricolore. Ma anche come ha saputo gestirlo. Nella gara di andata della finale contro Scafati, Gil mi ha fatto emozionare, al di là della super vittoria. E’ riuscito a far giocare da protagonisti tutti i 12 ragazzi della rosa. Nessuno escluso. Il vostro foto racconto ce lo testimonia benissimo (leggi qui). Un gesto che non dimenticherò mai.”
Ed ora inizia così l’era Roberto Osimani. Da buoni futsalmarchigiani ci fa particolarmente piacere che a dirigere il miglior club della nostra regione (carta canta) ci sia il tecnico numero uno (speriamo nessuno si offenda) delle Marche. E per completare lo staff tecnico ecco Giovanni Ditomasso (under 21) e Fabrizio Pianosi (juniores), rispettivamente marottese e pesarese doc.
“Queste scelte sono legate agli obiettivi che ci siamo dati. Principalmente, come ti dicevo, quello di essere il punto di riferimento per il calcio a 5 del nostro circondario. Il Vate è una vecchia conoscenza di Andrea e Mauro e non credo abbia bisogno di miei ulteriori spot. Giovanni è un giovane mister sul quale nutriamo tanta fiducia anche per il futuro. Fabrizio torna a lavorare con Carlo pronto per portare il PesaroFano a buoni livelli anche a livello juniores.”
Con NicSas qui di fianco non posso esimermi di farti qualche domanda sul roster 2012-2013.
“Non abbiamo fretta di muoverci sul mercato dei big della prima squadra. La nostra attenzione è tutta catalizzata sui giovani prodotti locali. Domani (giovedì 12) faremo alle 19 uno stage a Soria diretto da mister Osimani per osservare una volta in più diversi ragazzi messisi in luce nei campionati regionali e nella Rappresentativa Marche che seguiamo sempre con tanto interesse.
Per la prima squadra ti annuncio le riconferme del capitano dello scorso anno Giovanni Ditommaso e di quello dell’under 21 Victor Hugo Geurgolet che, salvo offerte clamorose, resterà con noi. Perché è un giocatore formidabile ed un ragazzo d’oro. In porta riavremo Vincenzo Anselmi che farà da chioccia a due giovani estremi difensori in età under. Il resto è un cantiere aperto con un mercato incentrato, lo ripeto fino alla noia, sul rafforzamento della nostra prima formazione giovanile, vista l’inevitabile uscita per età di diversi giocatori.”
Siamo quasi agli sgoccioli. Domanda bruciapelo: la rifaresti questa fusione e quale, un anno dopo, è stato, scudetto a parte, il tuo principale motivo d’orgoglio?
“La rifarei una, cento, mille altre volte. E’ stata una scelta giusta di cui siamo entusiasti.
Ad inorgoglirmi c’è che in un ruolo non facile come il portiere abbia giocato e vinto il tricolore da protagonista un ragazzo fanese purosangue come Jacopo Dionisi. E pensare che aveva praticamente smesso con il futsal…. Speriamo nell’immediato futuro di averne uno anche di Pesaro.”
Un messaggio finale da campione d’Italia al popolo del futsal marchigiano con dedica.
“(prima di rispondere Matteo esita un pochino, non tradendo la sua natura riservata, ndr) Ai ragazzi dalle buone potenzialità che vogliono provare ad arrivare ad un livello superiore, dico di venire a provare con noi. E alle loro società di appartenenza suggerisco di non tarpare i loro sogni, le loro aspirazioni. Perché sono convinto che ragazzi come Barbera, come Cesaroni, ce ne siano diversi anche qui da noi. Basta avere il coraggio di lanciarli.
Una dedica la faccio a tutti i miei colleghi dirigenti e a tutti i protagonisti della nostra splendida cavalcata scudetto. E’ stata un’annata che non dimenticheremo mai. Ma me ne permettete una personale?”
Come si fa a dire di no ad un vice presidente campione d’Italia con la Coppa dello Scudetto qui a 20 centimetri… (e stavolta ridiamo noi, mentre Matteo diventa serio)…
“La dedica più sentita va a mia moglie e a mia figlia che mi permettono di esercitare questa mia passione per questo fantastico sport. Grazie a loro e… sempre avanti Futsalmarche!”
Trasformista
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Commenti
Per Marco: una mia foto no??
Grazie a te per l'ottimo solito servizio e per la luculliana cena.
Torneremo presto, sempre in eccellente compagnia.
E ti scatterò una foto...
o forse sei di quelli che non considerano italiani quelli (come Fraccaro) che vivono in Italia da quando erano bambini, o magari quelli (come altri) che vengono dal sud?
Complimenti!
Citazione nazionalista:
ora chi lo raccoglie nello stagno?
certo ma con questo non significa che io non possa esprimere un mio pensiero!
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