La storia di Paolo Cesaroni: "io, dal calcio a 11, alla Nazionale ed ora ad un passo dallo scudetto con la maglia del PesaroFano under 21."
Il Pala Campanara di Pesaro è gremito di volti. Per la maggior parte felici.
Sta iniziando la ripresa, in campo ci sono Pesarofano c5 e Scafati Santa Maria. Il parziale è 4-0.
Il secondo tempo non è spettacolare come il primo. La partita è più bloccata, ma i padroni di casa allungano ancora con due reti in avvio ed una nel finale. Due su tre sono firmate Paolo Cesaroni.
La doppietta del giovane abruzzese, nato a Pescara, dilata il vantaggio della banda Marques. Cuce uno stralcio di tricolore sulle maglie marchigiane.
La finale di andata che vale uno scudetto termina 7-0 in favore del Pesarofano. Il ritorno sabato, in terra campana, potrebbe consegnare alle Marche il suo primo scudetto under 21.
Dopo Rudy Bacaloni, abbiamo raccolto emozioni, ambizioni e suggestioni di un altro protagonista assoluto di questa cavalcata trionfale: Paolo Cesaroni, figlio d’arte, e già nel giro della nazionale under 21.
Al suo primo anno al Pesaro Fano ha già mostrato tutto il suo talento e, dicono, non smetterà di stupire.
Benvenuto Paolo, è un piacere averti come ospite.
“Ciao, grazie, piacere mio!“
Allora, si può dire che chi ben comincia è a metà dell’opera?
“Sì, si può dire. Sicuramente dopo la partita di domenica siamo in vantaggio, è un dato di fatto, ma questo non deve distoglierci dal nostro obiettivo che è quello di vincere lo scudetto. Per farlo vogliamo vincere anche la gara di ritorno.“
Raccontaci: che partita è stata quella di domenica?
“Penso che sia stata una partita approcciata benissimo da noi, contro una squadra molto ostica che non conoscevamo quasi per niente. Siamo stati bravi a limitarli e pazienti a cercare il gol senza fretta. Poi dopo le prime reti è stato anche emozionante con il pubblico a sostenerci. Certamente in Campania sarà tutta un’altra partita e ci stiamo preparando.“
Troppo forte questo Pesaro Fano o vi aspettavate qualcosa di più dai vostri avversari?
“No, loro sono arrivati in finale ed un motivo ci sarà, no? Sono forti, hanno battuto, come noi, grandi squadre per arrivare in finale. Arrivati a questo punto della stagione non esistono squadre scarse, si gioca alla pari e sono tante le cose contano: la condizione fisica, la preparazione tattica, l’aspetto psicologico. Penso che domenica siamo riusciti ad approcciare meglio e a costruirci un bel vantaggio, stavamo meglio fisicamente perché abbiamo lavorato molto sulla testa e sul fisico. Il merito è sicuramente del mister che ci ha fatti arrivare davvero al massimo della condizione nel momento più importante della stagione.
Ed ora sabato ci sono un foglio ed una penna a portata di mano per scrivere una bellissima storia. Percepite dei pericoli o vi sentite al riparo da brutte sorprese?
“No, al riparo no, ma se noi andremo lì con la solita voglia di vincere che abbiamo sempre avuto, sarà difficile toglierci questa grande possibilità che abbiamo.“
Lo scorso anno il tuo primo anno di calcio a 5, correggimi se sbaglio, all’Adriatica Pescara, poi quest’anno il trasferimento al PesaroFano. Cosa ti ha convinto a passare dal calcio minore (a undici) al calcio a cinque?
“Dal calcio al calcio a cinque è difficile da dire: tutti i bambini sognano di giocare a calcio ed anche io sognavo di farlo. Dopo essere uscito dalla primavera del Pescara, sono andato a giocare in prestito in serie D con una squadra che si chiama Miglianico, ma – ti dico la verità – mi aspettavo di poter giocare molto di più. Sono rimasto fino a fine stagione e poi senza riuscire a trovare squadra ho dovuto aprire gli occhi: il destino mi voleva portarmi al calcio a cinque. Mio padre (Pietro Cesaroni, ndr) mi ha parlato dell’Adriatica Pescara che era appena salita in serie A2, e uno dei dirigenti mi cercava da quando ero ragazzino. In pratica dovevo decidere se tuffarmi in una nuova esperienza… ed eccomi qua, mi sono tuffato e, ti dico una cosa, ho scoperto uno sport completamente diverso. Calcio e calcio a cinque non si assomigliano e lo scorso anno ci ho messo un po’ per capire bene alcuni movimenti.”
E poi come sei finito nelle Marche, al PesaroFano?
“Al PesaroFano sono arrivato dopo la chiamata del dirigente Ciabotti, l’estate scorsa . Ci sono stati dei contatti, mi avevano visto giocare lo scorso anno – tra l’altro a Pesaro feci una delle mie migliori partite – e mi proposero di venire nelle Marche. Mi è piaciuto subito il progetto e così ho accettato..“
Hai trovato l’ambiente che ti aspettavi?
“Sì, ho conosciuto grandi persone, trovando il clima ideale per un giovane giocatore. Devo dire che mi sono trovato davvero benissimo con tutti, ogni componente, dalla società ai compagni di squadra. Di sicuro è una scelta che rifarei senza dubbi. “
Ha colpito molto la tua naturalezza nel misurarti alla pari, alla tua età, in un campionato difficile come la serie A2. Ti senti pronto per provare un’esperienza in serie A e quanto puoi ancora migliorare facendo un’auto valutazione?
“Penso di poter migliorare tantissimo, anzi troppo, non tantissimo. Credo che nel nostro sport si possa migliorare fino a che non si decide di smettere, questa è la mia mentalità. Poi, penso anche di essere migliorato tanto grazie ai consigli dei ragazzi con cui ho giocato sia la scorsa stagione che in questa. Vanderlei, Cavanhi, Thiago Costa, Palusci, sono tutti giocatori dai quali ho appreso molto e che non smetterò mai di ringraziare, ma giocando solo da due anni sento di avere davvero tanti margini prima di potermi confrontare col top. Onestamente, credo mi manchi ancora qualcosa per poter disputare la serie A, ma sarebbe davvero bello avere questa opportunità. L’unica cosa che non vorrei è fare il passo più lungo della gamba.“
Dunque c’è la società del presidente Farabini nel tuo futuro sportivo o è ancora tutto da decifrare?
“E’ ancora tutto da decifrare e non so davvero cosa farò. Come ti ho detto a Pesaro sono stato bene. Vedremo.“
Fare il professionista in un mondo di dilettanti. Non ti spaventa?
“No, non mi spaventa per niente, perché credo che se uno si comporta da professionista, si allena nove volte in una settimana e fa sacrifici, alla fine è un professionista, anche se non è riconosciuto.”
Ma non ha le stesse certezze economiche.
“E’ vero, non se ne hanno, ma la crisi economica passerà, e allora potrò magari guadagnarmi da vivere giocando, realizzando così il mio sogno. Per fortuna ho una famiglia solida alle spalle che mi consente di coltivare ancora questo sogno e ringrazio Dio sperando mi faccia continuare a fare quello che faccio il più a lungo possibile.“
Rudy Bacaloni, la scorsa settimana, per scaramanzia, non ha voluto sentir parlare di nazionale. Tu ci sei già stato: credi che lui si pronto per una chiamata azzurra?
“Io sono già stato, come hai detto, ed è un’esperienza bellissima. Non c’è bisogno che stia qui a dire quanto sia straordinario rappresentare il proprio paese. Per quanto riguarda Rudy direi di sì, secondo me è pronto, perché è preparato, gioca da tanti anni ed è un bravo ragazzo. In ogni caso, non dirò certo io a mister Albani chi dovrà convocare anche perché lavoro per meritare un’altra convocazione, anche se giustamente ora segue con maggior attenzione ragazzi più giovani ed io, come Ariel, o Pinguim, siamo già dei vecchietti per l’under 21. Fare il giocatore comunque è già difficile, quindi lasciamo al mister il compito di fare le sue convocazioni. (ride, ndr)“
Sabato potresti vincere uno scudetto under 21. Se tutto dovesse andare bene, quale sarebbe il tuo prossimo sogno nel cassetto?
“Non lo so di preciso. Mi piacerebbe ritagliarmi uno spazio importante, crescere, imparare e arrivare in nazionale. Ora davvero non lo so, magari tornerò al calcio a undici, chissà!? Penso giorno per giorno, quindi ora penso a sabato, poi come si dice: Dio vede e provvede.“
No, non te ne andare nel calcio, caro Paolo. Rimani nel futsal. E regalaci ancora emozioni. Come domenica scorsa, come sabato prossimo.
Stilnovista
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