Il Corinaldo, la Serie B, l'annuncio ufficiale e poi il dietrofront. Tutta la verità del Tenente Max Tinti sulla sua rinuncia alla panchina
Era stato annunciato come allenatore del Corinaldo in Serie B.
Si sarebbe trattato di un gran ritorno dopo il suo passato con l’Armata Rossa e il settore giovanile degli ultimi anni.
Sarebbe stata una bellissima storia d’amore da ammirare ed invidiare.
Sarebbe stata, appunto.
Poi cos’è successo? Il Corinaldo nel giro di due giorni fa retromarcia e annuncia Francesco Ferri, promesso sposo della Futsal Pesaro.
Ora, in esclusiva per Futsalmarche.it, il tenente Massimo, per tutti Max, Tinti racconta tutta la verità con il suo solito e inconfondibile stile.
L’annuncio poi il retrofront e l’ufficialità di Ferri. Come sono andate effettivamente le cose?
“Quando ogni cosa era stata appianata e mi apprestavo con massima soddisfazione a vivere questa nuova stimolante possibilità, il sopraggiungere di due situazioni molto delicate, entrambe riconducibili ad aspetti legati allo stato di salute di terze persone, mi ha praticamente costretto a mollare la presa. Un mutamento repentino, assolutamente imprevedibile, che giocoforza conduce verso altre priorità e responsabilità”.
Ti manca un po’ il mondo della prima squadra?
“Il mio percorso in una qualche prima squadra si è interrotto per incompatibilità con l'attività lavorativa, questo mi ha spinto con curiosità verso altri adattamenti. Certamente i sentimenti che si respirano in uno spogliatoio adulto, il coinvolgimento emotivo e la disciplina verso un obiettivo condiviso, mi mancano molto. Anche il non poter prendere decisioni tattiche per far accadere le cose in campo, ammesso ne sia capace, mi rendono orfano di qualcosa”.
Non è stato quest’anno lo potrà essere forse il futuro. Saresti pronto per una sfida ambiziosa nel nazionale?
“Il mio intento è quello di mettere insieme tutte le prerogative per potermi misurare nuovamente con una prima squadra -non in tempi medi per le motivazioni sopra esposte- ovviamente senza più incappare nella frustrazione e nell'amarezza appena vissute. Pertanto ad una sfida tecnica se ne combina una che definirei logistica, di eguale responsabilità e peso specifico verso l'esito finale”.
Cosa è cambiato nelle Marche in questi anni per parlare di livello medio in evoluzione (e non solo per la vittoria dello scudetto dell’Italservice)?
“La mia estrazione sportiva attiene al calcio a undici, mi sono prestato al futsal esclusivamente per amicizia verso una persona a me molto cara. I primi anni erano caratterizzati da mischie furibonde piene di improvvisazioni sul tema, un fascino scarno dove tutto avveniva alla cieca e l'acido lattico era l'unico vero padrone. Nel tempo alla passione viscerale si è aggiunto uno studio capillare a tutti i livelli (tattico, tecnico, atletico, medico e tifoseria), questo ha permesso di estrarre le soluzioni azzeccate e più proficue per dare al futsal una propria identità. Il Pesaro in questo senso è un'autentica miniera di echi e promozione per quanto riguarda la diffusione sul territorio della filosofia distintiva del calcio a cinque”.
Il mondo giovanile che hai vissuto che impressioni ti ha dato?
“Il Corinaldo C5 è stata una delle primissime società a riconoscere la necessità di investire nel settore giovanile, ad agire con estrema oculatezza inserendo tecnici, strutture e materiali, che solitamente spettano esclusivamente alle prime squadre. Questa lungimiranza ha portato nel tempo ad alimentare la prima squadra, in un campionato impegnativo come la serie B, con un fortissimo contenimento della spesa economica e una considerevole identificazione umana con i colori societari. Sapere che moltissime altre società stanno andando oggi nella medesima direzione, rivendica il desiderio di emancipare il movimento futsal attraverso una programmazione che privilegia, finalmente, l'azione qualitativa. Questo tipo di verifiche, e stato di salute, le ho direttamente osservate sui campi negli ultimi quattro anni e al cospetto di categorie giovanili differenti”.
Cosa farà Max Tinti quest’anno?
“Dopo una serie interminabile di stagioni vissute sui campi, la prossima sarà, presumibilmente, quella dedicata ad altri tipi di relazioni e svaghi. Una licenza sabbatica indesiderata ma probabilmente necessaria”.
Peppe Gallozzi