Dal Tenente al Buldog, la scelta sofferta di Eugenio Balducci: "Io neo cagnaccio ardente di mordere la B, col Corinaldo sempre nel cuore."
Mondiali 2010. Vince la Spagna. Casillas, capitano delle furie rosse, raggiunge i microfoni della stampa. Spunta Sara Carbonero, giornalista, ma non solo. È anche la sua fidanzata. Lui la bacia. Lei è evidentemente imbarazzata. “
Chissà se anche a noi, un giorno, accadrà questo?”, gli domando. Sta accadendo oggi. Lui non è Casillas. Io non sono la Carbonero. Lui non ha vinto un Mondiale, io non sono imbarazzata, bensì divertita. Qui non si parlerà di calcio a 11, ma di calcio a 5. Lui non sarà più vestito di rosso, ma di gialloblu (dopo cinque anni il passaggio dal Corinaldo al Buldog Lucrezia per una stagione). Io rimarrò vestita di rosso, in C1, ma con lo sguardo verso un orizzonte più ampio, la serie nazionale, la B. Solo per lui.
Non sarà la mia “solita” intervista, o meglio, non potrà essere la solita, per ovvie ragioni.
Verrà allo scoperto un Eugenio Balducci (Joe, così lo chiaman tutti) che non ama parlare di sé, un ragazzo dagli occhi sinceri e luminosi. Un timido dal grande cuore. Un ragazzo che per cinque splendide stagioni è stato il cuore pulsante del Corinaldo Calcio a 5. Un riconoscente.
La prima domanda non doveva essere quella che andrò a fare, avendolo ascoltato per più di un'ora cinque giorni fa, con l'intervista già bella che finita. Ma il Buldog Lucrezia ha vinto il suo ennesimo trofeo, la Supercoppa (Buldog- Chiaravalle, 3-2 dts) e non posso non fargli una domanda a riguardo.
La tua primissima Coppa; che effetto ti fa averla alzata?
“In effetti è il mio primo trofeo... Una bella prestazione di squadra anche se, e non mi piace dirlo, ma lo dico, ero deluso dalla mia. ”
… la tua prima gara ufficiale con la maglia del Buldog?
“Non vedo l'ora di rimettermi in forma per dare un contributo alla squadra. Ieri (mercoledì scorso, ndr) mi è piaciuta; ha tenuto palla ed è stata brava a recuperare lo svantaggio. Una vittoria che fa bene.”
Che effetto ti fa essere intervistato da me?
“Strano (ride, divertito, ndr). Un po' me l'aspettavo, prima o poi doveva succedere, soprattutto ora che sono passato al Buldog, in una categoria superiore. Sarà strano raccontarti le cose visto che già ti stresso abbastanza la vita con tutto questo calcio a 5...”
Bè, ma qui non sarà la stessa cosa... ( non l'avevo mai visto così emozionato...). Ti va di dirmi chi è Eugenio Balducci, sportivamente parlando?
“Lo sport è la mia vita; per questo ho scelto l'università di Scienze Motorie e di fare il maestro o professore, chi lo sa, nelle scuole. Nello sport sono quello che combatte, che non s' arrende, sono quello che aiuta i compagni. Sono impegno, grinta e costanza. Qui riesco a dare il meglio di me, esce la mia parte migliore. ”
Ti va di parlarmi della tua rivincita, dal calcio a 11 al calcio a 5?
“Come ti dicevo, lo sport è sempre stato importante. Fino agli otto anni ho giocato a pallavolo e, se avessi saputo che sarei diventato così alto (dal terzo al quarto superiore è cresciuto la bellezza di 20 centimetri, da 1 metro e 70 a 1 metro e 90!) credo avrei continuato per quella strada (ci scherza su). In terza elementare ho iniziato con il calcio. Un sacco di soddisfazioni nelle giovanili, poi qualcosa s'è rotto.”
Vedo che ancora ne parli con una certa delusione...
“Si, ancora, se ci penso, ho una grande amarezza. Nel momento in cui dovevo essere chiamato in prima squadra, mi hanno rifilato la terza categoria che non faceva classifica. A quel punto sono andato a Ostra Vetere, un anno bellissimo. Finita la stagione, nella quale mi ero fatto valere, sono ritornato alla base, ma non era cambiato nulla. Avevo 21 anni e volevo mollare tutto. Stavo perdendo la voglia di giocare.”
Fu allora che entrò in gioco il calcio a 5.
“Era l'estate del 2006. Stavo parlando con Checco (Francesco Bruni, capitano del Corinaldo C5), lui già giocava e mi diceva che stava bene, si divertiva e, secondo lui, anch'io sarei stato bene e avrei potuto dare tanto. Ho parlato con Rugini (Francesco, mitico ds) e c'è stato immediatamente il passaggio del cartellino.”
Hai ricominciato ad amare lo sport?
“Durante i primi allenamenti avevo paura di fare la stessa fine del calcio a 11 tra nuovi acquisti e gente con più esperienza di me, ma dopo tre settimane di preparazione andammo ad Ascoli e Max (il Tenente Tinti) mi fece partire titolare. Quella partita me la ricordo bene.”
Cinque anni a Corinaldo guidato da uno degli allenatori simbolo del futsal marchigiano.
“Prima che parli di Max (eccolo il luccichio negli occhi), vorrei dire che il Corinaldo Calcio a 5 sarà sempre un ambiente sano e sereno finché ci saranno persone come il presidente Luca Bucci, Bernardo Biagini, Francesco Rugini, Gianluca Messina, Lambrusco (Daniele Tarsi), Cecco (David Cecchini). Detto questo, parlare di Max è dura. Sportivamente parlando, ma non solo, gli devo tutto. Non sai quanti insegnamenti a livello umano e sportivo ho avuto. Un grande professionista, uno che potrebbe stare benissimo in serie A, ma che per amicizia, per affetto ha sposato la causa corinaldese, orgoglioso e fiero.”
Cosa ti hai detto quando gli hai comunicato la decisione di andare via?
“Mi ha sbalordito, come sempre. La prima cosa è stata: “ Segui la tua strada. Per il Corinaldo sarà una grossa perdita, ma la società è intelligente e saprà colmare la tua assenza.”
Qual è stato il momento più difficile?
“Quando mi ha chiamato Alessandro Amorino, mi ci sono volute tre settimane per decidere. Mi sono confrontato con il capitano, con Denis (Rotatori), con mio fratello, con Max; ho lasciato fuori Bernardo e Francesco, perché mi prendeva troppo male (ride).”
Perché?
“Sensi di colpa. Il Corinaldo mi ha dato fiducia, mi ha fatto sentire importante, mi ha dato tutto. Max, con una delle sue solite frasi, mi ha tranquillizzato: “se il Corinaldo ti ha dato dieci, tu gli hai dato dodici.” Da lì non ho avuto più dubbi; poi, con il lasciapassare del capitano, persona passionale e istintiva mi sono sentito definitivamente più sereno.”
Dalla C1 alla B, perché hai accettato?
“Voglio crescere come persona e come sportivo. A Corinaldo avevo toccato il culmine con la quasi promozione in serie B, ma dopo quella stagione gli stimoli non erano più gli stessi. Avevo bisogno di cambiare. Un anno fuori sarà una grande palestra di vita: conoscerò nuove persone, aprirò ancora di più la mente. E, a livello di gioco, potrò confrontarmi con giocatori esperti. Non ci sarà che da migliorare.”
Perché il Lucrezia?
“Mi ha convinto Elia (Renzoni, il mister, ndr). Non so quale sarà il livello della serie B, ma la nostra squadra è forte un bel po', ha tante qualità, su tutte l'impegno. Già dal primo allenamento ho visto la grinta che i ragazzi ci mettono, hanno una continua voglia di migliorarsi.”
Cosa rispondi a chi ha criticato la serie B di quest'anno?
“Partecipare a un campionato nazionale, sentirsi quasi professionista, giocare con “squadroni” come il Forlì e il Caffè Portos, poter giocare contro di loro, mi dà un sacco di stimoli e carica. Per me è come se giocassi in serie A! Certo, con una sola retrocessione vivi il campionato con meno ansia, ma si parla pur sempre di un torneo a livello nazionale.”
Delle marchigiane chi temi (Cus Ancona, Caffè Portos, Porto San Giorgio)?
“Conosco solo il Porto San Giorgio e ho un ricordo positivo (ride), sono contento di incontrarli di nuovo.”
La C1, invece, vista da fuori, come sarà?
“Dura, come tutti gli anni; se parti male, rischi di rimanere impelagato nelle zone basse.”
Un nome su tutti.
“Non conoscendo la Tenax e l'Eagles Fermo, non credo ci sarà una squadra che dominerà. Credo sarà una sfida aperta come noi (lapsus!) quell'anno con il Grande Toro e il Porto San Giorgio.”
La chiacchierata prosegue tra sogno e realtà. Con molta nostalgia tra le righe. Ma con la consapevolezza che questa è la vita, questo è lo sport. Lasciare la via già battuta per intraprenderne una nuova è sinonimo di coraggio. E il coraggio è il pane del mondo.
Grazie a chi...
“A tutto il Corinaldo Calcio a 5. Dai compagni di squadra più “anziani” che mi hanno accolto nel migliore dei modi a quelli avuti negli anni, su tutti Denis (Rotatori) con il quale ho iniziato, il capitano, Michele (Micci), mio fratello, Mirco (Fossi). Grazie alla società. E grazie a tutti quelli del sito, in particolar modo all'Enigmista e al Trasformista.
Quando il ricordo delle stagioni passate si fa meno limpido e ho bisogno di rinfrescare la mente, quello che vado a riguardare non sono i risultati o le classifiche, ma gli articoli che il Trasformista ha scritto; due pezzi su tutti: quello in cui parla della mancata promozione in serie B del Corinaldo e il playout vinto contro il Castelbellino. Ce li ho stampati in camera, da pelle d'oca. E grazie a Lady Futsal per la pazienza, l' ho fatta penare (ride)...”
Già... In bocca al lupo Joe!
Lady Futsal
Alice Mazzarini
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Commenti
.... sara' un grande piacere rincontrarti
che sviolinata casalinga!
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