Gabriele Pieralisi, la parabola sportiva del protagonista di un'epoca. Dal San Giuseppe allo Jesi c5 in serie D: “Ricomincio da qui!”
“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco”.
No, non ho sbagliato sport. Il tennis, il calcio a 5 e qualsiasi altra disciplina sportiva hanno la stessa anima fatta di successi e debolezze, luci della ribalta e buio pesto. Prendo spunto da questa frase tratta dal libro “Andre Agassi Open. La mia storia” per presentarvi Gabriele Pieralisi, colonna portante di quel San Giuseppe Jesi ormai scomparso, colonna portante dello Jesi Calcio a 5, un nuovo inizio.
Non voglio fare un confronto tra Agassi e Gabriele Pieralisi, ci mancherebbe. Leggendo quella frase, però, mi è venuto in mente lui, allenatore del San Giuseppe Jesi dei tempi d'oro. Io non c'ero, lo so. Ma prima di questa mia presentazione ho riletto l'intervista, sono tornata indietro nel tempo, immedesimandomi in una stagione gloriosa.
Immedesimandomi senza avere pregiudizi. I tempi d'oro jesini. Quando in scena andavano le vittorie, ma non le sconfitte umane, quelle erano nascoste dietro le quinte, ma forse neanche lì, forse più occultate ancora. Alcuni criticavano. Altri giudicavano. Molti invidiavano. Nessuno, se non i protagonisti, sapevano esattamente quello stava succedendo.
Gabriele Pieralisi crea la società nel 2000 insieme a Francesco Cervigni, lui allenatore, Cervigni presidente. In breve vincono serie D, C2 e salgono in C1. Arriva la Coppa Marche, poi la Coppa Italia che regala alla realtà jesina il sogno della B.
Gabriele segue il suo San Giuseppe fino all'apice della vanesia gloria sportiva e fino alla caduta. A un certo punto, il punto dal quale inizia la discesa, non riesce a staccarsi dalla sua creatura. Continua ad andare avanti, imperterrito, anche se inizia a provare sentimenti contrastanti, amore e odio: amore per quello che era stato, odio per quello che sta per diventare.
Com'è stato dare l' addio al San Giuseppe?
“Questa prima domanda mi fa tornare in mente il film di questa storia. Dagli inizi all’aperto nel campetto della chiesa, nell'estate del 1997, fino alle due grandi salvezze in serie B, l’ultima delle quali con una squadra di tutti italiani, in un girone dal livello pazzesco all’apice dell’esterofilia, passando per i primi campionati vinti di serie D e C2. Le due finali playoff di C1 vinte con Cus Macerata e Numana e la terza conquistata con la Juventina, ma non fattaci giocare perché già in serie B. La splendida notte al Pala Badiali con oltre 1000 spettatori che ci regalò la Coppa Marche a discapito del Monturano verdeoro. La memorabile serata in una “Carbonari” stracolma e colorata di gialloblu contro il Guidonia, per il primo round di una doppia finale che ci avrebbe portato sul tetto d’Italia con la conquista della coppa nazionale”.
Chissà quante battaglie…
“ Le partite epiche, le prime stracittadine con la Spes, le vibranti gare con l'Ostrense e la Leopardi Falconara, le battaglie in C2 con Pagnoni Pesaro e Nettuno Fano, i mitici derby con la Jesina C5. Ma non dimentico le sconfitte, o meglio, per dirla all'anconetana le sportellate prese in campo, le delusioni e i momenti difficili. Poi l’apice professionale con Zanè Vicenza e Jesolo, fino allo scorso campionato in C2, bellissimo, divertente, rifocillante al quale abbiamo portato prima un po' di polemiche e delle gare avvincenti in più.”
Cos'è stata per te quella squadra?
“Se ora mi guardo indietro rivedo la strada percorsa tra scelte azzeccate ed errori evitabili. Un lungo viaggio durato 15 anni che ha preso parte della mia vita. Tutto questo è stato per me il San Giuseppe e altro ancora. Per questo ti assicuro che lasciare è stata una decisione sofferta.”
Cosa non funzionato?
“Per quanto riguarda i perché di questo epilogo non è facile né delicato parlarne, diciamo che abbiamo fatto degli errori di valutazione.”
Il tuo curriculum e' un signor curriculum: invece che ricominciare tutto dall'inizio, hai mai pensato di iniziare da un' altra parte, magari in una serie maggiore?
“Purtroppo non mi sono potuto porre questo interrogativo, perché in questi 15 anni non ho mai avuto delle proposte.”
Hai deciso di rilanciare il calcio a 5 jesino dopo tutti i problemi avuti: perché?
“Questa scelta dipende dalla passione grande per questa disciplina, ma anche e soprattutto per aver trovato persone con cui condividerla; non sono di certo un'eccezione vista l'espansione del movimento in questi anni e voi di Futsalmarche ne siete un esempio calzante!”
Hai avuto difficoltà nel reinventarti una serie D, dopo aver calcato ben altri palcoscenici?
“Spero di non peccare di presunzione, ma non è facile rituffarsi nella serie D comunque da me tanto vissuta, dopo essersi misurati con realtà differenti; una volta fatta questa scelta, però, mi sono calato in pieno nelle difficoltà di questa categoria.”
L' incontro con il Vallesina, società che ha chiuso per mettersi a disposizione del progetto Jesi.
“Vorrei chiarire una volta per tutte, che l'incontro non è stato tra società, ma tra persone militanti in quelle società, come me, Luca Catalani e Alessio Capomagi. Sono state scelte personali. Sono stati coinvolti anche Goffredo Antonelli e Daniele Maggiaroli che hanno accettato una nuova sfida. Gran parte del Vallesina è ancora insieme e tiene viva la società, anche se nel campionato amatori del CSI, mentre il San Giuseppe avrebbe potuto continuare con nuove idee anche senza di me.”
Jesi calcio a 5 è una delle favorite del girone D grazie a Catalani,Mancini, Bonazza; manca, però un terminale offensivo per essere perfetta: perché Giacchè è sfumato?
“E' vero che ci manca un bomber da 40 reti, l'essenza del gioco è la realizzazione. Noi allenatori dobbiamo essere bravi a valorizzare al massimo ciò che abbiamo a disposizione, mettendo i giocatori nelle migliori condizioni mentali e tattiche per esprimersi al meglio. Giacché è sfumato perché è diventato un “giocatore” (grazie a Penna e Pacenti) e chi ha mentalità sceglie sempre una serie B, rispetto a una D (a parte casi particolari).”
Obiettivi stagionali?
“Nel lungo termine quello di creare una struttura societaria seria e appassionata. Nel breve periodo quello di cercare di essere competitivi per coppa e campionato fino alla fine. Mi piace ricordare che abbiamo formato anche una squadra di Giovanissimi.”
“Scusami Alice, posso approfittare del sito di riferimento del calcio a 5 marchigiano per salutare e soprattutto ringraziare chi mi ha accompagnato nella storia chiamata San Giuseppe?”
Prego.
“Un grazie speciale ai giocatori ai quali devo tantissimo; ai dirigenti, accompagnatori e amici che mi hanno supportato e allo stesso tempo sopportato in chiacchierate fino a notte fonda; ai simpatizzanti e tifosi che ci hanno difeso e sostenuto in campo e nelle diatribe; al presidente senza il quale tutto questo non sarebbe nato né cresciuto. Grazie a tutti di cuore.
Grazie a Futsalmarche soprattutto per essere ripartito, un in bocca al lupo a voi e un saluto a tutti.”
“Una vittoria non è così piacevole quanto è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente”.
È la stessa partita che giochiamo tutti.
Crepi Gabriele e in bocca al lupo anche a te.
Lady Futsal
Alice Mazzarini
Commenti
A presto, Diego.
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