L'irresistibile First Lady Albarosa Cellini: "Sono giorni che giro con la medaglia. Il calcio a 5 e queste ragazze mi hanno entusiasmato!"
Torneo delle Regioni 2013. Parliamo di donne. Delle dodici guerriere sapete ormai tutto.
Di una, però non conoscete nulla. Non è una giocatrice. Né un membro dello staff tecnico. È una tifosa. Di più. Una tifosa con il cuore di una mamma.
Dolce e tenace come solo una mamma può essere. Esplosiva e travolgente come solo le emozioni di una donna appassionata.
La tifosa in questione, la numero uno, è la signora Albarosa Cellini, moglie di Paolo (Cellini) V, presidente del Comitato Regionale Marche. La first lady.
“E' da due giorni che esco con la medaglia in borsa e la macchina fotografica. Vado in giro e faccio vedere le immagini della Coppa, della vittoria. Ti racconto questa. Solitamente vado nella casa di riposo e nell'RSA di Urbania (città in cui vive, ndr) a trovare gli anziani e malati. È da tanto che lo faccio. A tutti loro avevo detto che sarei andata in Sardegna con delle squadre di calcio formate da ragazzi e ragazze, che avremmo vissuto insieme per una settimana. Il giorno prima di partire ho detto loro “Giuro vi porto una coppa”.”
Promessa mantenuta. “Abbiamo fatto felici davvero tutti!”. La signora Albarosa ride. Si emoziona. I ricordi si trasformano in parole. La voce in passione. Passione per i ragazzi, per lo spirito di squadra, per la condivisione di ideali e obiettivi. Silenziosa first lady (ma non quando c'è da tifare), energica e travolgente.
Marco (Bramucci) le aveva preannunciato la mia chiamata?
“Si e gli ho risposto che non sarei riuscita a fare un'intervista tecnica, perché non ne capisco molto di calcio a 5...”
Non si preoccupi, neanche io... L'intervista è per rendere participi tutti gli amanti del futsal, calcio a 11, dello sport in generale di quello che ha vissuto quei giorni in Sardegna. Una sorta di diario di bordo. Via la tecnica e tattica, dentro le emozioni.
“Dopo la grande vittoria, si può far tutto (ride). ”
E' la prima volta che andava in trasferta per un Torneo delle Regioni?
“No, sono sempre andata. Sono sempre stata la prima tifosa, soprattutto di calcio a 11.”
Quest'anno, però, ha deciso di cambiare.
“Non conosco bene il calcio a 5. Il primo giorno sono andata a vedere la partita della squadra femminile ed è stato da subito entusiasmante. Dal primo momento ho capito che ce l'avrebbero fatta.”
Come mai proprio il futsal femminile?
“Sono partita con le ragazze e con loro ho finito. Sulla nave eravamo io, Paolo e la squadra di Francesco (mister Battistini, ndr). Noi e loro. Era destino. Purtroppo ho visto poco la squadra maschile.”
Sarà per il prossimo anno, magari porterà fortuna a qualcun altro...
“Magari si (ride). Con le ragazze è nata una complicità anche nelle cose sciocche. Ti faccio un esempio: durante la prima partita avevo le scarpe verdi con gli swarovski, me le hanno viste e dal quel giorno ho dovuto metterle sempre, fino alla fine. Sono stata al gioco. Anche quel gesto ha sottolineato lo spirito di squadra, l'atmosfera che si era creata.”
Siete stati davvero un tutt'uno...
“Siete stati grandi anche voi di Futsal Marche. Avete (il Trasformista) reso in diretta le emozioni provate in quei momenti. L'ultima partita, la finale, è stata quella più tragica, perché non si vedeva nulla, ma Marco è stato bravo.”
Conosceva il nostro sito?
“No, o meglio ne avevo sentito parlare. Conosco da tanto Marco, un ragazzo qualche volta polemico, altre silenzioso... (sorride). Lui vive per il calcio a 5. In Sardegna ci siamo squagliati tutti. Vedere la felicità nei suoi occhi, negli occhi della gente è stato unico.”
Le piace stare in mezzo ai ragazzi?
“Ho fatto l'insegnante di lettere per molti anni. Ero coinvolta nell'ACR (Azione Cattolica Ragazzi), ho fatto molti campi scuola per i giovani. Negli anni ho continuato con i campi scuola per le famiglie, dando la possibilità a tutti di partecipare.”
Riesce a portare anche suo marito?
“Si si. Dove vado io viene lui, dove va lui vado anch'io.”
Da quanto tempo siete sposati?
“Dal 1976.”
Ha dei figli?
“Alessandra che insegna matematica, Matteo docente di lettere e Simone, laureato in Scienze Motorie e giocatore di calcio. Anche Simone era in Sardegna.”
In quale veste?
“Aiutava la Juniores di calcio. Gli è dispiaciuto non essere stato vicino alla Rappresentativa di calcio a 5. In verità la Juniores sarebbe venuta a vedere la semifinale femminile (Marche-Lazio) poi è stato cambiato l'orario della partita e così non hanno fatto più in tempo. Erano già tutti pronti, mister Cremonesi in testa. Lo sai qual è la cosa più bella?”
Mi dica.
“In quei momenti non esisteva più una distinzione tra calcio a 11 e calcio a 5, ma eravamo tutti una cosa sola. Su questo concetto bisognerebbe lavorarci e quando tutti gli allenatori lo capiranno... Ma lo sai che dentro le tasche del cappotto avevo tutte le distinte?”
La finale era tutta una scaramanzia...
“Hai presente il capitano, Claudia (capitan Catena)? Assomiglia a Lucrezia Lante della Rovere (attrice) e da quando l'ho vista la prima volta non ho fatto altro che ricordarglielo e chiamarla così. C'era poi Aida (Xhaxho) di una simpatia travolgente. Martina (Mencaccini), che Paolo chiamava “ la Messi delle Marche”... Una gioia guardarle, erano un'unica forza.”
Le ragazze hanno sempre viaggiato da sole. Protette dal presidente e dalla moglie e dal loro staff tecnico capitanato da Francesco Battistini.
“Ci pensavo ieri. Sono partite con il pullman da sole, sulla nave sempre sole, più Paolo e me, sembravano predestinate. Francesco le ha allenate bene, ma ha anche trovato un gruppo di ragazze brave.”
Dove alloggiavate?
“Di solito i presidenti dei vari Comitati alloggiano in un hotel da soli. Quest'anno avremmo alloggiato a Cagliari, ma Paolo mi ha detto “poi, però le partite sono lontane...”. Ci siamo guardati e abbiamo deciso che, se ci fosse stato posto nello stesso albergo delle squadre avremmo soggiornato con loro. Ci siamo ritrovati la camera vicino a quella dei ragazzi marchigiani, sotto la Campania. Così la vivi meglio, è tutta un'altra cosa...”
Suo marito non ha avuto problemi a dormire tutti insieme?
“Assolutamente no. Anche lui era un insegnante di lettere, la sua vita l'ha passata in mezzo ai ragazzi e ai campi da calcio: ma lo sai che ci siamo sposati lunedì perché domenica aveva la partita?”
Lei ha mai praticato qualche sport?
“Ai miei tempi non usava.”
Come Le è venuta la passione per il calcio?
“Mio fratello giocava a pallacanestro poi mi sono sposata con Paolo, vero appassionato di sport, soprattutto di calcio. C'è stato mio figlio, giocatore di calcio e quando andava a giocare, in casa o in trasferta che fosse, lo seguivamo: si riempiva la macchina, noi quattro più un nipote e si andava. Ti dico una cosa: i trenta e lode dei miei figli agli esami sono stati tutti belli, ma l'emozione che mi ha dato Simone nel fare il suo primo gol ed esultare sotto la curva, sotto di noi... non c'è paragone! (ride).”
Qual è il ricordo più bello che si è portato dalla Sardegna?
“La vittoria. Vedere le ragazze un attimo dopo il fischio finale. Il momento dei pasti: quando andavi a mangiare c'era una sala immensa dove si stava tutti vicini: in campo avversari, ma lì tutti spensierati e sorridenti. Poi c'era Aida che tutti i giorni festeggiava il compleanno, il primo giorno c' ho creduto, poi ho guardato le distinte... Sono emozioni e aneddoti che non dimentico.”
Chi c'era seduto accanto a Lei il giorno della finale?
“Dietro a me c'era Marco che scriveva la cronaca in diretta della partita. Accanto a me c'era Valentina (Vescovo), altra protagonista di una grande squadra di calcio a 11 passata, vincitrice dello scudetto.”
Suo marito?
“Paolo è andato via prima che finisse l'incontro. È uscito dal palazzetto, non resisteva. A un certo punto, però ci siamo arrabbiati con quelli della Puglia.”
Cosa è successo?
“Alcuni di loro, davanti a me, a noi, hanno iniziato ad alzarsi per vedere meglio. Le ragazze mi avevano detto “stesse scarpe, stessa posizione”, così, di conseguenza non potevo alzarmi... (ride).”
Come ha vissuto la finale?
“Ero tranquilla, se così si può dire. Sapevi che c'era sempre qualcuno in grado di poter risolvere la partita. Poi quando Martina partiva... Queste ragazze hanno compiuto un'impresa con una tale semplicità...”
Come avete festeggiato?
“Dovunque andavamo, cantavamo “ i campioni dell'Italia siamo noi!” o “Marche Marche!”(imitando i veri cori da stadio, sembra si trovi in Sardegna in questo momento... ndr). Le ragazze mi hanno messo la medaglia al collo e ora la porto sempre con me. Che ragazze, tutte sorridenti, piccoline, contente di essere lì, vittoria o non. Ringrazio per il bel momento che ho vissuto. Ho avuto la fortuna di poterlo condividere con gli altri. Quando è iniziato il meno tre, due, uno... le ragazze si sono guardate come a dirsi “ è tutto vero?!”
Secondo Lei perché hanno vinto? Qual è stato il loro punto di forza?
“Hanno vinto perché erano le più brave! Io non ne capisco molto, ma non ci vuole un intenditore per capire che erano le più forti. Giocavano talmente bene...”
E' contenta del quinto mandato di suo marito?
“Se avesse smesso, avrebbe comunque cercato il calcio da altre parti. Il Comitato, i consiglieri fanno parte di un bel mondo. Io, come moglie, dico sempre di essere stata fortunata, perché nella vita ho fatto quello che più mi piaceva: insegnante, famiglia, figli, ACR e calcio dove esistono dei rapporti umani bellissimi.”
Questa mattina (giovedi per chi legge), quando ho chiamato per prendere un appuntamento, mi ha risposto lui: non è che si aspettava un'intervista?
“Glielo avevo già accennato che l'avreste fatta a me. Comunque la nostra è un'intervista tra donne. Dovevamo parlare di tutto fuorché di calcio a 5 giocato!(ride).”
Esatto. Tra le tante cose belle, c'è qualcosa che le ha fatto storcere il naso?
“Quando vedo le ingiustizie mi arrabbio. Mi sono adirata nell'incontro juniores di calcio a 11 tra Marche e Campania dove gli arbitri hanno permesso troppo ai campani. Un'altra cosa che non mi è piaciuta è stata l'esultanza della Puglia quando ha saputo che in finale avrebbe incontrato le Marche, invece che il Lazio. Ho pensato “poverine, rimarranno di stucco”. Un ultimo aneddoto. Finale finita. Entro in campo e vedo il portiere pugliese disperato, piangeva a dirotto, si sentiva in colpa per i gol subiti. Mi sono avvicinata e le ho detto “ non ti preoccupare, non è colpa tua, oggi non ce n'era per nessuno...”.”
Il presidente della Figc Marche, come tutti i presidenti ha molteplici poteri ufficiali.
Poi ce n'è uno, né ufficiale né percettibile, che pochi conoscono: la moglie del presidente.
Un potere visibilmente nascosto dentro un animo da pasionaria.
La signora Albarosa. Grazie.
Lady Futsal
Alice Mazzarini
Commenti
I soldi spesi per far fare le vacanze in Sardegna a chi col futsal non c'entra niente potevano essere spesi per il nostro movimento
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