Che compleanno Martina Mencaccini! Poker al Lazio ed in regalo la finale scudetto Puglia-Marche: “Non chiedevo di più.”
Sotto gli occhi di tutte le Marche.
Quelli della first lady Albarosa Cellini, tifosa numero uno delle ragazze di Francesco Battistini, salita in mattinata sul pullman rosa marchigiano. Come in ogni gara.
Di suo marito Paolo, presidente del C.R.Marche, costretto dalla tensione ad abbandonare il palazzetto. E quelli di tutto il consiglio federale presente in Sardegna e di tutta la rappresentativa maschile, più quella emiliana unita in gemellaggio.
E non solo.
Sotto gli occhi della gente del tuo club di casa. Il tuo allenatore, i tuoi dirigenti e qualche tuo compagno di squadra. Venuti da 1000 chilometri per una sola partita.
E non basta.
Sotto gli occhi virtuali di una regione incollata a telefonini, tablet e computer per seguire la diretta web. Con oltre 4000 visualizzazioni, cifra record per un live di Futsalmarche.
Occhi invisibili, ma presenti. Eccome, se presenti.
Quelli di Michele Giorgi, alias l’Enigmista, l’inventore di Futsalmarche. Colui che mi diceva sempre che il futuro era rosa. L’uomo di San Severino, zelante come nessuno mai che in mattinata ci segnalava un’eventuale anomalia nella rosa laziale.
Quelli di Massimo Marchetti, delegato regionale da novembre, il capo del calcio a 5 marchigiano, solerte nel controllare questa poi infondata anomalia. E ansioso, maledettamente ansioso di sapere il risultato, lui bloccato da un piccolo problema di salute a vivere il suo Regioni dalla scrivania di via Schiavoni.
Quelli di Giorgio Moretti, uno degli artefici dell’ascesa del calcio a 5 in rosa, oggi consigliere federale e non più come da un decennio il numero uno del futsal nostrano. Obbligato a seguire il live da un telefonino nascosto in un palmo durante una riunione industriale.
Sotto tutti questi infiniti sguardi incollati, occhiate furtive, cuori palpitanti, cara Martina Mencaccini, nel giorno del tuo compleanno, tu e la tua squadra ci avete regalato un lungo, infinito brivido.
Scrivendo la pagina più bella della storia del calcio a 5 marchigiano.
Ed ora siamo qui nella zona bar di questo logorato resort della Sardegna. Siamo seduti ad un tavolo. Con la fantasia che certo non ci manca l’abbiamo chiamata zona stampa. Tra poco, mentre il telefono ti squilla di continuo, tra complimenti ed auguri miscelati in overdose d’euforia, ti farò un’intervista. Sarà formale. Ma non sarebbe il mio desiderio. Perché ti vorrei solo abbracciare. E dirti grazie. Grazie.
Perché una settimana fa eravamo a casa nostra. Classica pizza post allenamento. Ti avevo detto che non sarei venuto. Non stavolta. E tu eri così triste. Con i tuoi occhi da cerbiatta mesti. Smarriti. Facendomi cambiare idea la notte stessa. Senza ulteriori repliche.
E non avrei visto come hai fatto piangere tutto il Lazio, commovendo una regione intera. Quella che ora pulsa per le Battistini’s Angels. Non avrei visto le tue magie. Non avrei visto come per te sia stato più difficile spegnere le candeline che segnare quattro reti. Quattro indimenticabili reti.
Martedì notte, dopo che tutto il gruppone rosa ti è venuto a fare gli auguri in camera allo scoccare della mezzanotte, hai chiuso (forse) gli occhi. Te lo sognavi un compleanno così?
“Ci speravo, ci speravo tanto. Non avrei potuto chiedere un compleanno migliore. In effetti ho chiuso gli occhi un po’ tardi…”
Come ti aspettavi il Lazio. Che partita è stata?
“La laziale è una squadra fisica, aggressiva. Siamo scese in campo concentrate, consapevoli delle nostre potenzialità. Le reti iniziali ci hanno sciolto.”
Raccontiamoli tutte queste segnature. Perché meritano di essere ricordate. E in tutte c’è il tuo zampino. Partiamo dal primo gol, quello di Silvia Giosuè.
“Ho fatto una combinazione con Claudia che mi ha smarcata al limite dell’area. Con la coda dell’occhio ho visto una maglia rosa, sperando fosse Nena, piazzata meglio di me. Era lei… (ride divertita, ndr).”
Il secondo delle Marche, quello del 2-0.
“C’è stata una mischia in area, mi è venuto il pallone addosso. Ho pensato a tirare forte di punta (e non ha difettato certo di precisione con la palla all’incrocio, ndr).”
Terza rete, un tuo marchio proverbiale. La rete del nuovo allungo sul 3-1.
“Ho controllato di destro per spostarmi sull’out dove avevo più spazio, da zona mancina ho tirato sul palo lungo di sinistro. E’ andata bene.”
Quarto gol. Quello del 4-1. Una prodezza che rimarrà per sempre negli occhi e nel ricordo degli sportivi marchigiani.
“Ho rubato palla a metà campo e volevo tirare subito, ma un avversario ed il portiere sono uscite. A quel punto mi avevano bloccato. E mi avevano quasi scacciato. Ho provato allora a scavalcarle con un pallonetto. L’oooo della tribuna ha accompagnato la traiettoria. Il boato quando la palla si è insaccata è stato memorabile.”
Il quinto gol. La ciliegina sulla torta.
“Nasce da uno splendido uno due con Nena. Poi lei si è allargata e mi ha servito un pallone d’oro, solo da spingere. Se sbagliavo dalla tribuna Mirco Massa mi ammazzava… (stringe le piccole spalle, quasi a giustificarsi, ndr).”
Che effetto ti ha fatto giocare una partita del genere in un palcoscenico così importante e qualificato?
“All’inizio c’era solo il tifo del Lazio, poi all’arrivo dei nostri mi sono emozionata nel vedere i nostri cantare per noi. E’esaltante giocare con gente che crede in te e ti incita. Un piacere averli resi felici.”
Il gruppo, più una squadra che una rappresentativa. Ce lo state ripetendo tutte…
“Proprio così. Ognuna di noi ha un ruolo, è un personaggio. Anche chi ha giocato meno è assolutamente determinante. Le prime ad esultare e a incitarci.”
Sei tornata dopo due stagioni con Francesco Battistini e ed Eleonora Baldi. Che effetto ti ha fatto?
”Ele la conosco fuori dal campo. E’ una mia grande amica. Il Mister lo stimo moltissimo, tecnico preparato e la tranquillità fatta persona. E’ davvero facile lavorare con loro.”
La prossima sarà la tua ultima partita con la maglia delle Marche. Niente male come epilogo una finale scudetto…
“A Fiuggi (2011, sua unica precedente partecipazione al Regioni, ndr) piansi tutto il giorno. E da quel giorno che sogno di prendermi la rivincita. Il tricolore non sarebbe male come risarcimento...”
In questa stagione hai fatto il gambero, passando dalla serie A alla C. Un salto all’indietro che però ti ha permesso di indossare di nuovo la maglia rosa della Nazionale delle Marche.
“Il Città di Falconara era in estate un progetto serio. Conoscevo già alcune persone. La possibilità di partecipare al Regioni era inoltre molto stimolante. Rifarei altre cento, mille volte quella scelta.”
Le dediche e i saluti per la conquista della finale.
“Prima di tutto la mia famiglia, papà, mamma e mio fratello. Come a Fiuggi dedico questi successi a Marta, Elisa ed il piccolo Samu. Ma la dedica va a tutto il Città di Falconara: a noi tre citizens ci hanno sempre sostento ed incoraggiato in questa avventura. Infine ad una persona speciale che forse verrà a vedere la finale, visto che prima non ha potuto per lavoro.”
Grazie Martina.
Che tu sia una campionessa lo sapevano tutti. Ed ora non se lo scorderanno più.
Vola con le tue compagne a provare a vincere questo scudetto. Un titolo che ci manca dalla notte dei tempi.
Ma io chiudo questa intervista in modo diverso. Vorrei dirti una cosa che non ti ho detto mai.
Ti voglio bene, piccola, atomica, imprendibile Pulce.
Trasformista
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