Capitan Matteo Pierangeli giudica il percorso delle Marche: "Noi, battuti solo dai campioni d'Italia. Quaggiù ho scoperto il vero futsal."
La piazza dell’Akiris è piena come non mai. Il Torneo delle Regioni è finito. Per quasi tutti. Si festeggia l’ultimo giorno. Domani si torna a casa. C’è allegria. Ma c’è anche, di già, nostalgia.
Le comitive in divisa si sfottono. Il clima è prima goliardico. Poi diventa greve. Ed il passo verso la stupidità potrebbe essere breve.
Mister Angeletti lo sa. Ed isola i suoi. Sedendosi in mezzo ai suoi uomini. Per una ramanzina. Secca. Decisa. Ma poi i toni si ammorbidiscono.
Il Generale rallenta la parlata. Ringrazia la sua squadra. Uno per uno. Guardando negli occhi i suoi ragazzi.
Ed alla fine, solo alla fine, le parole del mister diventano dolci. L’aurea burbera scompare. Il selezionatore concede ai suoi ormai ex giocatori il proprio numero di telefono. Solo adesso.
Per un consiglio. Un saluto. Qualsiasi cosa.
E prima che la malinconia arrivi, stempera tutto con una battuta. Alzandosi in piedi. Ordinando di fatto il rompete le righe.
Molti corrono verso le camere. Qualcuno si fionda al bar. Cercando di godersi l’ultima serata.
Uno solo no. Uno solo rallenta la camminata. E si avvicina al mister. I due si parlano, si guardano negli occhi. La conversazione non dura molto. Ma l’abbraccio finale vale più di mille parole. Quando le braccia si staccano, il Generale riprende a camminare a capo chino. Quando rialza la testa, i suoi occhi sono un pochino lucidi.
Quel ragazzo che ha sussurrato nelle orecchie di Mirko Angeletti si chiama Matteo Pierangeli. E’ il capitano delle Marche, l’indomito universale dell’Alma Fano, il miglior classe ’93 prodotto dal nostro futsal, l’anima silenziosa di una squadra che ha dovuto cedere le armi solo di fronte ai campioni d’Italia della Sicilia.
Allora Matteo, cosa hai bisbigliato a mister Angeletti, prima di abbracciarlo?
“Poche parole. Gli ho detto che è stato un onore giocare per lui. E’ bastata una sola settimana per capire che è stato il miglior allenatore che io abbia mai avuto. Sia umanamente che tecnicamente. E che farò di tutto per mettermi in luce in modo da farmi convocare come fuoriquota il prossimo anno.”
Ripercorriamo le tappe del percorso marchigiano con dei flash. L’esordio con la Liguria.
“Partita facile. Ci siamo messi in evidenza tutti. Forse troppi individualismi, ma era quasi inevitabile cercare di eccedere, visto il test non propriamente probante. Vittoria utilissima comunque a eliminare la tensione e a rompere il ghiaccio.”
Poi la sconfitta coi futuri campioni d’Italia della Sicilia. Il percorso che si complica maledettamente.
“Primo tempo alla pari. Tre errori nostri, tre gol loro, di cui uno sulla sirena. Noi invece abbiamo sbattuto su un portiere miracoloso, oltre che su pali e traverse. Nel secondo tempo siamo naufragati, cercando troppo il gol e non difendendo più. Per fortuna Vittori ci ha limitato nel passivo nelle loro tante ripartenze letali.”
Quindi il riscatto col Piemonte, una vittoria che però diventa ininfluente.
“A parer mio il match più brutto come livello generale di squadra. Siamo volati sul 4-0 giocando divinamente in pochissimo tempo e ci sembrava potessimo vincere 20-1 per la tanta facilità con cui andavamo in porta. Poi il crollo mentale con errori macroscopici non da noi. Sul 5-5 è suonata la sveglia. C’è stata una grande reazione ed abbiamo vinto. Anche se con troppe lacune, acuite dalla prodezze dei tanti fuoriclasse che abbiamo in rosa.”
L’ultima uscita, la vittoria con il Lazio.
“Partita che serviva per l’onore. E noi l’abbiamo disputata alla grande, ben protetti da un superlativo Mendosa. Buonissima la nostra intensità, avevamo più fame di loro. Ci siamo sciolti un pochino nel finale, a risultato ampiamente in cassaforte.”
Ci siamo piazzati al secondo posto nel girone. Tre vittorie su quattro. Ma niente qualificazione. Si poteva fare qualcosa di più?
“Mi viene da dire di no, per avere incontrato questa Sicilia. Il secondo posto è lusinghiero in un girone così. Certo siamo partiti per vincere e ci dispiace comunque. Anche di perdere con una squadra indubbiamente superiore alla nostra.”
Che gruppo è stato quello delle Marche 2012?
“Gruppo eccezionale, uniti sia in campo che fuori. Screzi rari, sempre ricomposti. Stiamo stati molto bene insieme e penso questo si sia visto anche in campo.”
Chiudi gli occhi e pensa cosa porterai via nei bagagli della memoria da questo viaggio in Basilicata.
“Ho capito cosa sia il calcio a 5, quello vero. Questo è il livello del futsal che si dovrebbe giocare ovunque. Sapevo già prima che saremmo stati bene insieme, conoscendo i ragazzi convocati. La scoperta maggiore è stata, mi ripeto, Mirko Angeletti, un trascinatore, un uomo vero che ti dice le cose in faccia.”
Cosa dici a quanti volontariamente disincentivano i propri ragazzi a partecipare a questa manifestazione o a quei giocatori che vi rinunciano volontariamente?
“Che sono dei gran pirloni (aveva usato una parola più colorita, ndr). E un’esperienza bellissima e non sapranno mai cosa si sono persi. Spero che chi legga i vostri speciali, le vostre interviste, si renda conto di cosa si sia perso.”
Infine uno sguardo alla stagione regolare. Ti aspetta un finale di fuoco coi play off juniores e quelli molto probabili di C2.
“In C2 intanto dobbiamo ancora qualificarci. Una volta lì, non avremo il fattore campo, ma ce la giocheremo lo stesso perché siamo in grado di vincere ovunque. Nella juniores i discorsi che ci danno favoriti li lasciamo da parte. Si ripartirà alla pari. E sarà nuovamente il campo a dirci se siamo stati i migliori. Come in Coppa Marche e regular season.”
Così ha parlato Matteo Pierangeli, capitano delle Marche al 51° Torneo delle Regioni.
Trasformista
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