Speciale Elezioni. Dario:"Dal Calcio a5 al Futsal. Obiettivo la crescita, con l'esperienza dei vecchi e la voglia dei nuovi ce la faremo!"

 

Antonio Dario, candidato alla PresidenzaContinua la nostra indagine di avvicinamento alle Elezioni per la Presidenza della Divisione Calcio a5.

Dopo Andrea Montemurro, è la volta di Antonio Dario che si è gentilmente sottoposto alle nostre domande, presentandoci il suo programma e le sue ambizioni.

Dario guida, con esperienza e sagacia, “Generazione Futsal”, il movimento che si ripropone di innovare il nostro amato Sport portandolo dal “Calcio a 5… al Futsal” come recitano nel motto.

Attuale VicePresidente, la politica dell’avvocato padovano prevede un forte mix tra l’esperienza e la competenza di alcuni consiglieri, e l’entusiasmo dei nuovi pronti a calarsi sulla scena.

La particolarità è la presenza di un’importante quota rosa nel suo team, preziosa ed irrinunciabile, come da lui definita.

 

 

L’abbiamo raggiunto, in esclusiva per Futsalmarche.it, per presentarlo ai nostri lettori.

 

Qual'è stata la molla che l'ha spinta a candidarsi?

“La presa d' atto che da parte di questo consiglio direttivo non ci sarebbe stata alcuna apertura al rinnovamento nelle persone e nei metodi di gestione e la convinzione di avere le qualità minime, dopo una esperienza federale di otto anni e professionale di oltre venti, per poter rivestire il ruolo di presidente della Divisione e di poter stare al cospetto del consiglio di LND e del Consiglio Federale.”


La parola chiave del suo programma?

“Crescita, sia delle persone protagoniste della nostra disciplina, sia del movimento e sia, soprattutto, dell’immagine complessiva.”


Cosa c'è da salvare dei precedenti mandati e cosa invece andrebbe migliorato o perfezionato?

“Il lavoro di squadra del consiglio direttivo e soprattutto il coinvolgimento delle società, attraverso le consulte delle varie categorie, che ha contraddistinto i primi anni successivi alla storica elezione del 2009, elezione che ha segnato una vera e propria svolta nel mondo del calcio a 5 all'indomani della notte buia dei mondiali in Brasile. Quel sistema aperto ha consentito di produrre  nel corso del primo mandato diversi ottimi risultati: dalla modifica della regola dell'under 21 ai limiti di partecipazione al gioco; dal tesseramento on line all'accessibilità dei tabulati; dallo status di giocatore di calcio a 5 (art. 118) all'eliminazione dei premi di preparazione; dall'accordo economico pluriennale alle quote per il permesso di soggiorno sportivo ed altre ancora. Il quadriennio successivo invece si è contraddistinto per una chiusura del sistema che ha visto la mortificazione dell'attività delle consulte, un ritorno al passato e un colpevole immobilismo sul fronte dell'attività giovanile e dell'attività periferica di base.”


Che idea ha in merito alla gestione tecnica delle Formazioni Nazionali?

“Argomento più che mai attuale vista la recente decisione di prolungare il contratto ai due soli tecnici delle rappresentative nazionali. Va chiarito innanzitutto che tali nomine sono del Presidente Federale che ha la responsabilità di tutte le nazionali. È evidente che il progetto tecnico, tuttavia, dovrebbe essere condiviso con la leadership della Divisione calcio a 5 e forse, quindi, sarebbe stato opportuno attendere la conclusione delle imminenti elezioni. Il progetto tecnico deve avere come obiettivo quello di realizzare nel medio tempore una selezione competitiva con giocatori formati nel vivaio delle società italiane. In questo senso la nazionale under 19 e i futsal camp sono senza dubbio un buon viatico.”

 

In cosa l'Italia del Futsal deve necessariamente crescere?

“In qualità a livello nazionale ed in quantità a livello regionale, nell'attività di prima squadra ma soprattutto nell'attività giovanile. Per fare questo deve investire sulla formazione dei tecnici, ricercare il più incisivo sistema di approccio al mondo della scuola, investire sulla valorizzazione del proprio prodotto per far appassionare il pubblico, anche quello che non pratica il calcio a cinque”

Con la squadra di Generazione Futsal

Settore giovanile. Cosa ha intenzione di fare a livello concreto per potenziare un ambito spesso solo nominato e mai approfondito realmente?

“Cambiare completamente l'approccio. Da un sistema degli obblighi e punitivo, ad uno premiante ed incentivante. Nel dettare le obbligatorietà dell'attività giovanile e le relative sanzioni economiche per l'eventuale mancato rispetto, non si è tenuto conto  della diversa realtà del calcio a 5 nel territorio italiano. Per cui il rispetto di quelle obbligatorietà è più oneroso e difficile in alcune e molto meno complicato in altre”


Aspetto mediatico. Cosa propone il suo programma a riguardo?

“Anche per rispondere a questa domanda mi preme fare chiarezza su un aspetto oggetto di critica. La Rai negli ultimi anni ha prodotto una media di 50 gare a stagione in diretta. Dire che non ci sia stata visibilità in TV e' quantomeno impreciso. Ciò che è mancato e' stata la capacità di sfruttare questa opportunità, se non nella occasione delle gare della nazionale e della coppa Italia di serie A. Oggi la visibilità in TV e' garantita dal nuovo rapporto con SportItalia ma occorre offrire una immagine diversa al pubblico. Bisogna realizzare di ogni diretta un evento che riempia il palazzetto, non solo di persone, ma anche di colore, di immagini di cose belle da vedere a cominciare dal campo su cui si gioca che deve essere immediatamente riconoscibile è ufficiale del futsal italiano così come per la Spagna e' la "pista azul".  Oggi più che mai è necessario focalizzarsi anche sul web. I social network stanno riempiendo sempre più le nostre giornate e sono diventati i  mezzi di comunicazione  più potenti ed efficaci. Bisogna quindi sfruttare questi strumenti per coinvolgere le persone, soprattutto i giovani, e aumentare la visibilità del movimento del futsal, delle singole squadre e degli sponsor. Occorre affidarsi ai giovani esperti  di comunicazione che hanno idee e ingegno per conquistare il mondo mediatico.”

 

Si è parlato spesso di vicinanza e rapporto diretto con le società, come si può arrivare a creare qualcosa di tangibile?

“Riprendendo la giusta strada di quattro anni fa. Ridando voce alle società attraverso le consulte e i gruppi di lavoro, facendoli sentire parte della “casa del futsal”.

 

Qual'è il motivo per cui gli elettori dovrebbero preferirla rispetto agli altri candidati?

“Perché rappresento una squadra che porta esperienza fatta all'interno della federazione e garantisce quindi continuità e collegamento con le istituzioni, e competenze nuove e diverse. Aperta ad una linea giovane, predisposta al dialogo, geograficamente distribuita per mantenere il contatto con le società, che rende equilibrate le due componenti maschile e femminile”.

Con Ercolessi durante la premiazione della Supercoppa 2013

 

Conosce la geografia del Futsal marchigiano e che importanza le attribuisce?

“Le Marche sono una regione che dà al nazionale un grande contributo in termini di squadre sia maschili che femminili. Manca oggi di una squadra di vertice da serie A e le auguro di averla presto perché rappresenterebbe un traino importante. Condivide la sorte di altre regioni importanti per il futsal e cioè una crisi alla base, sia nell'attività dei campionati che nel settore giovanile. Deve ripartire anch'essa con nuove soluzioni, con un nuovo progetto da condividere con la Divisione che farà del responsabile regionale e del collaboratore del settore giovanile scolastico, il vero motore della generazione futsal.

 

Ora si avvia anche il rinnovo delle cariche regionali. Ma le società di calcio a 5 hanno un diverso peso politico rispetto a quelle del calcio. Indipendentemente dal loro numero possono votare solo un consigliere. Vi sembra giusto? Perché?

“Evidentemente no. L’elettività della carica del responsabile regionale e' stata una conquista non molto lontana, ma non deve rimanere isolata. La realtà del futsal regionale non è omogenea in tutto il territorio nazionale e, dunque, per avere un riconoscimento maggiore bisogna prima sviluppare l'attività in ogni comitato. Partiamo da qui mettiamo al posto giusto l'uomo giusto, la divisione nazionale si adoperi in un ruolo di coordinamento e di assistenza vera e sistematica e fra qualche anno valuteremo i risultati e ne trarremmo le logiche conseguenze nelle sedi opportune.”

 

Parlando di femminile, Il movimento nazionale sta andando molto forte. Ma non sembra poggiare su basi solide. Ci sono 17 squadre d'elite, 38 di serie A (una serie B mascherata per attirare), ma ci sono tante regioni che non hanno addirittura un campionato. Non è un controsenso? Come ovviarlo?

“Condivido. 55 squadre nazionali non sono supportate da una attività periferica adeguata ed omogenea. Regioni senza campionati e regioni che hanno perso numeri importanti. Si rischia di ripercorrere gli errori fatti per il maschile. Costruire dalla base partendo, se serve, anche dall'attività Sar ( settore attività ricreativa e amatoriale), andando a riprendere quelle società o squadre che sono emigrate negli enti di promozione o acquisire quelle che non si sono mai avvicinate al "complicato" mondo federale. Servono iniziative promozionali, necessariamente nel momento della iscrizione, ma anche in proposte innovative nelle formule e nel coinvolgimento. Rivolgendosi anche le consolidate società maschili per attivare il settore femminile. Sviluppando l'attività giovanile partendo dal mondo della scuola”.

 

“Ci tengo, a margine, a complimentarmi con voi sia per l’iniziativa che per l’estrema completezza ed incisività delle domande che denotano una valida conoscenza della materia. I presupposti per crescere partono anche da realtà come la vostra”

 

Peppe Gallozzi

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