Stasera riparte il Pianeta D. Con un giocatore in più. Si chiama Matteo Magnarelli. Ed è emozionato come un bambino: "Matteo, undici......"
In molti lo avrete già letto dalla sua pagina facebook. Lo si vede dalle mipiacizzazioni.
E qualche nostro amico extraregionale ha già avuto la nostra stessa idea.
Rubare, previa scherzoso avvertimento notturno, questo sfogo. Esattamente come è stato scritto.
Con qualche parola da beep beep. Con qualche concetto accalorato.
Stasera inizia il campionato dei campionati. Stasera inizia la serie D.
Il pianeta D marchigiano.
Quello dove la passione unica la fa quasi esclusivamente da padrone.
Tra l’esercito di questi appassionati, cui Futsalmarche darà voce nel miglior modo possibile, c’è n’è uno non proprio estraneo a questo mondo.
Si chiama Matteo Magnarelli.
Tante volte vi abbiamo parlato dell’anchor man-giornalista-business man. Dei suoi progetti e dei suoi successi. Non stavolta.
Quello che non conoscete è la sua passione innata per il futsal. Stoppata da un’incredibile serie di infortuni alle ginocchia. E di infinite conseguenti dolenzie muscolari.
Stasera però Matteo, come almeno altri 2500 tra ragazzi e ragazze marchigiani, è stato convocato per giocare una partita ufficiale.
Non importa quale sia la squadra. Non importa in quale categoria stia. Non importa come finirà la partita.
Stasera Matteo è di nuovo un giocatore.
E allora leggete e rileggete questo sfogo.
Perché ognuno di noi si ricordi sempre, tra problemi di salute, tra gli impicci della vita, tra le difficoltà nel lavoro, tra gli ostacoli sportivi, di essere stato un bambino…
“Di solito commenti, interviste, racconti e ogni genere di altro articolo dove emergano emozioni, vengono proposti e pubblicati dopo una partita. Dopo un evento. Dopo un successo. Talvolta dopo un insuccesso.
Io stavolta voglio andare controcorrente, per condividere con voi quella che per molti può sembrare una banalità, ma che per me rappresenta una emozione enorme che provo prima della partita. Vada come vada. Sia che io giochi, sia che resti in panchina per 60 minuti.
Sono stato convocato. Questo voglio dirvi. Voi direte: tutto qua? Cosa c'è di emozionante? Io vi rispondo che... per quanto mi riguarda, dietro questo fatto c'è tanta, tantissima emozione.
Da un lato non vorrei fare il moralista. Ma in effetti dietro quanto scrivo un tentativo di fare la morale a qualcuno c'è. Bo, non importa. L'importante è che mi fate sfogare quello che provo dentro. E' troppo forte per tenermelo dentro. Fra l'altro, se vi siete già stufati di leggere, avete la serena possibilità di cliccare altrove e la mia morale sarà scacciata. Viceversa...
Viceversa voglio dirvi che dopo aver appreso della mia convocazione - letta ieri sulla bacheca del campo di allenamento - ho provato e provo una sensazione di piacere enorme. Adrenalina. Felicità. Tanta felicità. Perché vengo da anni di infortuni. Perché vengo da 5 operazioni alle ginocchia, 4 delle quali per ricostruire di continuo quel maledetto legamento crociato che il Signore evidentemente non aveva previsto dovesse anche giocare a calcio a 5.
Dottori, genitori, amici... tutti in questi anni mi hanno detto: “Ma lascia perdere”. E probabilmente avevano ragione.
Ma io amo questo sport. Lo amo davvero. Non come quelli che lo dicono dopo aver segnato 60 gol in una stagione, o dopo una convocazione in Nazionale. Poi arriva una presunta delusione sportiva (in panchina per due partite di fila, o qualcosa del genere) e.... puff, l'amore per il calcio a 5 è svanito.
Io-lo-amo-questo-sport. Io amo giocare a questo sport. Ma a causa degli infortuni sembrava che dovessi dirgli addio. Non ho voluto. Ho lottato contro tutto e contro tutti.
Magari mi rispaccherò (secondo il prof. che mi ha operato statisticamente sono molto a rischio, ma chissenefrega, se mi rispacco, sarà un motivo in più per provare a tornare), ma se e finché non accade (su le mani Matteo!), io posso godermi la realizzazione di un sogno: essere stato convocato per una partita ufficiale. Tre anni dopo l'ultima volta, che arrivava due anni dopo la volta precedente.
Diciamo che non sono propriamente al top della forma (per usare un eufemismo..). Diciamo che non sono propriamente snello come un atleta degno di tale definizione dovrebbe essere. Ma in questi 8 anni di infortuni e interventi chirurgici mi sono sorbettato migliaia di sedute di potenziamento specifico, fisioterapie a go-go, test isometrici e visite ortopediche senza interruzione. E ora cazzo, dopo che tutti, tranne uno(a), in questi anni, mi hanno riempito le orecchie con il ritornello “sarà ora che lasci perde”... io oggi posso rispondere, urlando col cuore: sono stato convocato!
Oggi potrò fare l'appello. All'arbitro che legge le distinte potrò rispondere “Matteo, undici, grazie”. Prima ancora potrò preparare la borsa ricordando di mettere dentro i parastinchi e di prendere il documento sennò non posso nemmeno andare in panchina (sai le bestemmie!). Prima ancora, circa 4 ore prima, dovrò mangiare 80 grammi di pasta leggera, prosciutto-grana-e una piccola fetta di crostata alla marmellata. Potrò fare il riscaldamento prepartita e l'ingresso in campo con arbitro e avversari. Beh, credetemi, per tutto questo sono davvero molto emozionato.
Se non siete entrati dentro il mio discorso, se avete letto con scherno queste righe, avete tutto il dirItto e il dovere di dire: “Mattè, ripijate”. Ma se invece avete afferrato il mio messaggio, bene, allora vuol dire che anche voi amate davvero giocare a pallone. Quindi voi potete capire appieno ciò che sto cercando di dirvi e di trasmettervi. Voi e solo voi potete comprendere quanto per me oggi, venerdì 20 settembre, sia un giorno speciale. E non oso pensare se per sbaglio dovessi giocare e addirittura segnare (ma proprio per sbaglio, visto che l'autonomia è quella da centralone difensivo vecchio stampo che non può superare la metà campo...). A quel punto sarebbe un problema starmi vicino nelle successive 96 ore (minimo).
Tutto questo l'ho scritto perché in questi anni troppe, troppe, troppe volte ho visto gente che ha mollato per delle sciocchezze. Che si è fatta espellere per delle stronzate. Che è impazzita di fronte a una rimessa laterale invertita da un arbitro e si è fatto cacciare. Tutto ciò ai miei occhi è sempre risultato come un insulto al divertimento più grande. Come un grosso insulto alla cosa più bella del mondo: giocare a pallone.
Ecco, qui c'era un pizzico di morale, soprattutto nei confronti di quei giovani che magari passando dalla Juniores dove sembravano fenomeni, a una prima squadra di C2 o C1, si sono visti rilegati in panchina e subito hanno mollato o dato in escandescenza. Una cosa che non ho mai digerito. Oppure nei confronti di quelli che hanno detto: “Lascio, famiglia e lavoro mi portano via troppo tempo. Giocare è diventato un peso”. “Ma che cazzo state dicendo?” ho sempre pensato e talvolta risposto io. Se uno ama giocare, il tempo lo trova. Lo inventa se non ce l'ha. O no?
In questi casi spesso mi sono detto dentro: “Ma guarda questi. Lasciano perdere a giocare per delle cagate mostruose. Io pagherei tutto quello che ho per giocare, e invece devo star qui a guardare e basta per sto cazzo di ginocchio sinistro di merda”.
Ecco, vi ho vomitato addosso tutti i miei sentimenti. Senza trucco e senza inganno. Una persona sana di mente non avrebbe mai scritto e reso pubblico un pensiero del genere. Io invece sono malato. Sono pazzo per il calcio a 5.
Ma stasera potrò fare l'appello, perché sono stato convocato. E con il cuore che batterà parecchio, all'arbitro che mi chiamerà per cognome, potrò rispondere con la pelle d'oca: “Matteo, undici, grazie”.
Che bello cazzo.”
Testo liberamente rubato dal profilo ufficiale di Facebook di Matteo Magnarelli
Trasformista
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Commenti
Sono contento che hai trovato la forza di ricominciare ... ci vediamo presto sul campo !!!
Ale
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